Viaggio tra degrado, abbandono e disagi: ecco le case popolari di “San Giovanniello” I residenti dimenticati dal Comune

di Danio Gaeta

L’odore di muffa che penetra nelle narici, i residui di guaina abbandonati sui solai e poi quelle infiltrazioni d’acqua che corrono lungo tutta la dorsale dei condomìni penetrando nelle cucine, nei bagni e nelle camere da letto. «Qui ci piove in casa», raccontano i cittadini mentre mostrano secchi e bacinelle appoggiati su armadi e cassettiere. E’ il dramma delle ‘palazzine rosa’: comprensorio di edilizia popolare – di proprietà del Comune di Napoli – edificato a inizi anni Novanta in via Santi Giovanni e Paolo. Qui, nel cuore del quartiere San Carlo all’Arena, nella zona popolosa e commerciale che tutti chiamano ‘San Giovanniello’, c’è un micromondo fatto di degrado, disagi e disperazione. Una situazione che stride con la dignità con la quale i residenti cercano di vivere tra mille difficoltà.

Gli immobili tra degrado e problemi di staticità
Ora, però, il problema è serio, e riguarda la staticità degli immobili messa a dura prova da anni di incuria e disinteresse. «La manutenzione è inesistente – raccontano i residenti – quel poco che c’è, lo abbiamo fatto noi. Ma le sollecitazioni inviate al Comune rimangono inascoltate. Insomma nessuno ci pensa». E di segnalazioni ce ne sono tante, come quella del signor Gennaro Fiore, pensionato dell’Alfa Romeo. Pochi giorni fa Gennaro ha chiesto l’intervento della polizia municipale a causa di una grossa infiltrazione d’acqua all’interno del disimpegno di casa. Gli agenti dell’Unità operativa ‘Stella’ hanno effettuato un sopralluogo e hanno invitato la famiglia Fiore a «non praticare i luoghi pericolanti, nella fattispecie il disimpegno». «E allora mi devono spiegare come entro nel bagno di casa. Passo dal balcone?», ripete Gennaro mostrando i bollettini pagati mensilmente al Comune per vivere nell’alloggio popolare di cui è legittimo assegnatario.

 

La signora Rosa e l’alloggio inagibile
Nello stesso comprensorio di edilizia popolare, però, c’è chi ha problemi ancora maggiori.  C’è chi vive in immobili completamente inagibili. E’ il caso di un’anziana donna e di sua nipote, che risiedono in due appartamenti vicini, al quarto piano di un immobile di largo Nando Cilenti. All’interno numero 10 abita Rosa Colella, vedova e pensionata. Sul tavolo della cucina c’è un secchio pieno d’acqua. «Ne riempio 15 al giorno – spiega Rosa – l’acqua scende dal soffito». Basta alzare lo sguardo per vedere un’enorme macchia di umidità e un buco – al centro del soffitto della cucina – da cui impietosamente scendono gocce d’acqua. Un problema vecchio, che risale addirittura al 2015 e che è stato già accertato dai vigili del fuoco. «Li ho chiamati io per fare presente questo problema – racconta Rosa – sono venuti, mi hanno fatto firmare una carta e poi sono andati via». I vigili del fuoco, a casa di Rosa, sono tornati anche il 27 novembre del 2017 e «non potendo escludere nel tempo possibili evoluzioni, in attesa di interventi di ripristino risolutivi» hanno disposto l’inibizione dell’abitazione. Il documento è stato trasmesso al sindaco, alla polizia Municipale e alla prefettura. «Io in questa casa non potrei vivere – dice Rosa mostrando i documenti e i solleciti inviati agli enti competenti – e allora dove dovrei andare?». Basta uscire sul pienerottolo ed entrare nell’alloggio di Nunzia Colella, nipote di Rosa. La situazione è praticamente la stessa, se non peggio.

I bambini costretti a vivere in ambienti umidi e il degrado delle aree condominiali
Poi c’è il caso di Ciro Grassi, ex operaio Indesit in pensione. La sua casa, per il momento è agibile, ma le macchie di umidità iniziano a comparire nel soggiorno, in cucina, nel bagno e nella camera da letto. «Ogni sei mesi tinteggio le stanze – racconta Ciro – ma il problema è strutturale e parte dal tetto del condominio». Il terrazzo di copertura che sovrasta l’intero immobile è un mosaico di rappezzi, guaina consumata e mattonelle rotte. «E’ da qui che si infiltra l’acqua – aggiunge Ciro –  in casa ci sono anche dei bambini, costretti a convivere con l’umidità». La situazione peggiora ancora nelle aree comuni e in particolare nei garage. Tra rifiuti, tubi rotti e contatori dell’acqua che perdono, il quadro è desolante. «Per non parlare della sicurezza – racconta un inquilino – manca la luce e i tossicodipendenti, di notte, entrano nei garage». Il tutto a pochi passi da una scuola elementare.

Il silenzio del Comune di Napoli
La situazione di degrado delle palazzine di ‘San Giovanniello’ è aumentata negli ultimi anni: da quando la gestione della manutenzione degli immobili è finita nelle mani della Napoli Servizi, dopo un periodo in cui veniva svolta dalla ‘Romeo’. I solleciti inviati dai residenti sono tanti ma dalla società in house del Comune di Napoli la risposta è sempre la stessa: «Mancano i soldi». La vicenda è seguita da Mariano Schiano, responsabile locale di Assocasa e da Eduardo Leongito, segretario dell’Ugl Autoferrotranvieri. Entrambi, assieme al comitato di via Santi Giovanni e Paolo, hanno intrapreso una battaglia per far valere i diritti dei residenti. «Il Comune non può abbandonare questi cittadini», ha spiegato Leongito. «Le comunicazioni dei residenti disperati sono troppe», ha concluso Schiano.

mercoledì, 14 Marzo 2018 - 13:19
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