Caserma dell’Arma, intercettazioni choc Errori strutturali ma i manager ridono Retroscena dell’inchiesta a Ercolano

Procura Napoli
di Dario Striano

L’articolo integrale pubblicato nell’edizione di domenica 1 aprile sul quotidiano in edizione digitale. Sul numero del quotidiano di domani nuovi retroscena dell’inchiesta che fa tremare Ercolano

«Sperando che ce la mandi buona, però penso che ce la mandi buona perché diciamo il peso è poco che sta sopra al solaio, speriamo che non si accumuli tanta acqua giù. Solo in questo dobbiamo sperare». Per la procura di Napoli sono stati fatti gravi errori nel 2014 per i lavori di costruzione di quella che sarebbe dovuta essere la nuova caserma dei carabinieri di Ercolano. «Gravi negligenze ed imprudenze» – come sostiene una perizia richiesta dagli inquirenti – che avrebbero potuto «pregiudicare la sicurezza della struttura, nonché di coloro i quali avrebbero potuto occupare la stessa». E mentre gli operai dell’azienda vincitrice dell’appalto finito nel mirino dei pubblici ministeri Celeste Carrano e Valter Brunetti, sottolineavano le loro preoccupazioni sulla stabilità del solaio della caserma ai manager della società, questi – in particolare il geometra Nicola Pisciotta e l’architetto Rocco Gravinese, progettista dell’opera strategica – se la ridevano per telefono. «Comunque hai un margine di sicurezza di una volta e mezza, il solaio ce la fa – dice in una intercettazione l’architetto Gravinese al geometra – Però voglio dire per le prossime volte (risata)». Tutto è accaduto nel 2014 a Ercolano, a pochi chilometri di distanza dal comune di Torre Annunziata, dove nel luglio dello scorso anno otto persone, tra cui due bambini, sono rimaste uccise dal crollo di una palazzina a Rampa Nunziante. Un crollo dovuto a un cedimento strutturale.

L’accusa: «Artifizi e raggiri per ottenere profitto»
Secondo gli inquirenti, i lavori eseguiti – fino allo stop dei cantieri nel 2015 – sarebbero stati effettuati «cercando di realizzare il massimo risparmio possibile». Attraverso «gravi artifici, omissioni e raggiri» compiuti dalla ditta NCC e dai suoi tecnici, con l’avvallo dei funzionari pubblici locali, in strutture che dovevano essere portanti per l’edificio.  Da qui, ad esempio la mancata installazione di alcuni pali nascosta al collaudatore dei lavori. «Ci sta un palo di meno – dice un impiegato al geometra Pisciotta – Questo mo’ viene il collaudatore, che ci metto se se li conta?». Già perché la condotta illecita dei pezzi grossi della Nuova Campania Costruzioni sarebbe consistita – secondo l’accusa- «da un lato, nell’utilizzo di materiali diversi e meno costosi di quelli concordati» e, «dall’altro, nel tacere ed occultare tale circostanza ai pubblici ufficiali del Comune preposti alla liquidazione delle spettanze alla società affidataria». Le conversazioni intercettate nel mese di agosto 2014, mettono infatti in evidenza come nella realizzazione dell’opera vi siano state tante omissioni di natura tecnica. In particolare, nella realizzazione delle armature della struttura portante e nel quantitativo di ferro utilizzato. «Come al solito, abbiamo sbagliato a montare l’armatura – dice un operaio – è rimasto il ferro a terra». «Quei squadri lunghi, di cinquanta centimetri. Pilastri centrali – dice un altro operaio – al posto di fare cinque ferri, ce ne volevano 10». Episodi ‘sviluppati’ tutti nella ‘fotografia’ dei lavori rendicontati dal Comune ma mai portati a compimento o almeno realizzati solo in parte, ‘scattata’ dai pubblici ministeri Celeste Carrano e Valter Brunetti in forza alla procura della Repubblica di Napoli.

Lavori realizzati in parte
con materiale diverso

Protagonisti della vicenda dei “Sal” – Stati Avanzati di Lavoro – sono per i sostituti procuratori, oltre i due responsabili della NCC, un assessore e 2 tecnici comunali. Il delegato ai lavori pubblici della Giunta Strazzullo, Salvatore Solaro, di intesa con Mario Bianconcini – il responsabile legale della NCC – e Nicola Pisciotta, avrebbe indotto l’architetto comunale Pietro D’Angelo e il responsabile unico del provvedimento amministrativo Andrea Ripoli a ‘regalare’ così alla ditta 260mila euro. Una condotta censurata senza mezzi termini dagli investigatori, soprattutto nei riguardi di responsabile legale e geometra dell’azienda edile. Proprio Nicola Pisciotta e Manlio Bianconcini sarebbero stati i principali protagonisti della vicenda. Come dimostra l’episodio legato alla sostituzione del materiale u-boot – una cassaforma a perdere leggera in polipropilene – con il meno costoso polistirolo. Una sostituzione che, come certificato da una perizia della procura partenopea, avrebbe comportato un «ingiusto risparmio» alla ditta di 24mila euro. Ma anche l’instabilità del solaio, oggetto anche di crepe e infiltrazioni. Nonché delle preoccupazioni degli operai del cantiere, mentre manager e tecnici sghignazzavano a telefono.

lunedì, 2 Aprile 2018 - 20:04
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