I ciechi che guidavano auto e moto «Condannate i truffatori a 42 anni» Scandalo a sud di Napoli

di Dario Striano

Chi «faceva jogging», chi «riusciva a guidare senza problemi auto e moto», chi «correva e saltellava tranquillamente a piedi per le strade della Costiera», chi «indossava occhiali da sole di giorno perché infastidito dalla luce», chi paradossalmente «ammaestrava cani guida per ipovedenti», nonostante tutti risultassero «ciechi assoluti» e «percepissero da anni l’indennità per l’handicap». Ieri mattina, il pubblico ministero Emilio Prisco dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Torre Annunziata, Luca della Ragione, ha chiesto 42 anni complessivi di condanna per i 18 imputati a processo per truffa ai danni dell’Inps. O meglio una maxi truffa dal valore di un milione e 700mila euro messa in atto da presunti falsi ciechi nella provincia a sud di Napoli, ricostruita durante le scorse udienze dai carabinieri che hanno materialmente condotto le indagini tra la seconda metà del 2012 e giugno 2013.
Ed è proprio dall’attività di indagine dei militari che è partita la lunga e a tratti ironica requisitoria del pm oplontino. Dal «camuffamento dei carabinieri in letturisti della Gori o in tecnici del gas» per «riuscire ad entrare in casa degli indagati» e capire se fossero o meno ciechi. «L’operazione delle forze dell’ordine – ha detto il sostituto procuratore Emilio Prisco – ha permesso di individuare comportamenti volontari e incompatibili con la condizione di cecità assoluta». Come quello del 72enne di Sorrento Antonino D’Esposito, che avrebbe «raccolto una banconota da 5 euro, appositamente lasciata sul selciato da un militare in borghese». O come quello del 64enne meccanico napoletano Elio Riso che riusciva ad individuare l’usura dei pneumatici nella sua autoofficina. «Si è scoperto – ha ironizzato il pm – che in alcuni casi i soggetti ipovedenti avessero sviluppato superpoteri, come quello del super tatto». C’era ance chi come Reforzo Umberto, «correva senza alcuna difficoltà dopo essersi accorto che il portone di casa stesse per chiudersi». Chi come il 69enne Giovanni Scognamiglio «suggeriva dove parcheggiare le macchine»; chi – ed è il caso della 48enne di Nocera, Antonella Grazioso – «riconosceva e salutava il portiere del palazzo dall’alto del suo balcone»; e chi come il 44enne oplontino Nunzio Avitaia in caserma «assumeva un comportamento ineccepibile, dimostrandosi incapace di muoversi liberamente», ma «non appena usciva dalla stazione dei carabinieri, era in grado di camminare tranquillamente lontano dal fratello, riuscendo con scioltezza ad attraversare la strada». E infine c’era chi come il 50enne di Boscoreale, Francesco Caso, pur soffrendo di cecità parziale – secondo la procura di Torre Annunziata – «non avesse il diritto all’indennità di cieco assoluto».
Alla sbarra ci sono anche Giuseppe Manna 70 anni di Poggiomarino, Anna Aquino 55 anni di Boscoreale, Maria Garofalo, 64 anni di Torre del Greco, Ciro Umberto Vito, 65 anni di Pompei, Filomena Manzi 80 ani di Pompei, Filomena Viglia 32 anni di Vico Equense,  Emma Contento, 62 anni di Castellamare, Luigi Schettino 68 anni di Pompei, Maria Teresa Vanacore 65 anni di Vico Equense, Teresa Landolfi, 74 anni di Vico Equense,  Giuseppina Caccaviello, 86 anni di Massa Lubrense. Per tutti gli imputati il sostituto procuratore Prisco ha richiesto 2 anni e 4 mesi di carcere più una multa di mille e 500 euro. «Non vi è dubbio che l’attività posta in essere dai militari – ha detto il pm Prisco –  abbia portato ad accertare prove schiaccianti. Prove fattuali e non mediche». Soltanto per Emilia Maria De Luca è stata chiesta l’assoluzione piena «perché il fatto non sussiste». «Il suo comportamento – ha concluso il sostituto procuratore – non  è mai risultato incompatibile con il suo handicap nell’unico appostamento eseguito nei suoi riguardi dai carabinieri».

mercoledì, 9 Maggio 2018 - 08:00
© RIPRODUZIONE RISERVATA