Ercolano, da paradiso del vintage
a regno dei vestiti cinesi o contraffatti
Viaggio nel mercato delle pezze di Resina

di Dario Striano

Prima erano le urla degli storici ambulanti e commercianti della ‘casbah’ a richiamare l’attenzione dei visitatori sulla divisa militare americana, o magari sui cappelli di lana dei combattenti afghani, o persino sui grandi marchi di abbigliamento italiano usati. Adesso anche il folklore di ‘o Kojak, forse il più famoso rifornitore ufficiale dei gruppi di motociclisti del Sud Italia, si è dovuto arrendere ai teloni bianchi ai margini del marciapiede che espongono perlopiù indumenti provenienti dal mercato parallelo e da quello cinese, oltre a dispositivi elettronici a basso costo. Il paradiso dell’abbigliamento vintage è ormai sotto scacco di ambulantato e abusivismo. Benvenuti nel cuore di Ercolano. O meglio, di Resina. “Welcome to” mercato di Pugliano, noto anche in passato come “mercato delle pezze americane”. La zona è da tempo scenario di un braccio di ferro tra l’amministrazione comunale e diversi venditori ambulanti, ‘assediati’ dalle forze dell’ordine nell’ultimo mese. In settimana nuovo blitz della polizia municipale in via Pugliano. Oltre cinque quintali di indumenti usati ed oggettistica di ignota provenienza sono stati sequestrati dai vigili urbani. Si è trattato del settimo intervento del genere operato nell’area nelle ultime tre settimane. Ebbene sì, il settimo intervento. Una vera e propria operazione antiabusivismo che ha fatto molto discutere in città. All’indomani infatti del primo blitz disposto dalle autorità locali, cumuli di pezzame erano stati sparsi in ogni angolo del centro di Ercolano. Circostanza che ha spinto le autorità locali a ritenere che possa essere stata una reazione ai controlli. «Loro ci ricattano spargendo stracci in tutta la città, ma noi – aveva tuonato il sindaco Ciro Buonajuto – continuiamo ancora con maggiore convinzione in questa battaglia di legalità a tutela dei consumatori e dei commercianti onesti che stanno facendo tanti sacrifici per rilanciare il Mercato. Grazie all’ausilio delle telecamere di videosorveglianza, presto stringeremo il cerchio intorno ai farabutti che nelle notti scorse hanno riempito di stracci le strade». Obiettivo arduo quello di ripristinare la legalità nella zona più folkloristica ma anche più degradata della città. Quella che prima dava il nome all’intera città. Resina, il labirinto di vicoli che si intersecano alle spalle del corso principale dove si svolge – dal lunedì alla domenica – il vecchio ‘mercato delle pezze’, oggi anche di oggettistica usata, di bigiotteria, gioielli e e merci nuove a basso costo. Nato durante la Seconda Guerra Mondiale – nel 1944 quando si cominciò a smerciare oggetti e vestiti trafugati ai convogli americani – e riqualificato a seguito del terremoto dell’80 – quando gli edifici di via Pugliano avevano subito ingenti danni strutturali -, il famoso bazar all’aperto è poi cresciuto negli anni a dismisura fino a essere addirittura istituzionalizzato nel 2012, con la nascita di una cooperativa di 15 esercenti ercolanesi, riunitisi «per rilanciare lo storico regno del vintage di Pugliano». Un rilancio che difatti non è mai avvenuto, nonostante le promesse delle amministrazioni comunali succedutesi in questi anni. Resina resta ancora il paradiso dell’abbigliamento vintage, molto frequentato anche dai costumisti di Cinecittà – provengono da Resina, tanto per citarne alcuni, gli abiti di scena di film come “I cento passi”, “La meglio gioventù”, “Prima dammi un bacio” – ma la zona resta ancora preda dell’illegalità. Il cuore della città ‘soffre’ dei problemi che si riscontrano paradossalmente nelle zone periferiche del Napoletano. Strade sporche, micro e macrocriminalità diffusa e abusivismo. E pensare che solo il 12 febbraio del 1969, a due anni dalla delibera del Consiglio Comunale, il Presidente della Repubblica decretò il cambio di toponimo dell’intero comune da “Resina” ad “Ercolano”. La motivazione era legata alla volontà di attrarre i turisti negli Scavi cittadini. La fermata della Circumvesuviana, chiamata Resina, avrebbe infatti indotto in errore i visitatori stranieri che non la riconducevano a Ercolano. Circostanza – si legge nella delibera del ’67 – che per anni ha fatto quindi passare il sito archeologico nell’ombra, dirottando in pratica i turisti solo verso gli Scavi di Pompei».

—>>>> Leggi anche: 

Nuovo blitz della municipale a Ercolano Sequestrati 8 quintali di pezze abusive Buonajuto: «Non ci pieghiamo ai ricatti»

lunedì, 14 Maggio 2018 - 12:30
© RIPRODUZIONE RISERVATA