Pomigliano d’Arco, licenziati dalla Fiat per aver simulato il suicidio di Marchionne Cassazione ‘blocca’ il reintegro dei cinque

Operai a Sanremo
Antonio Montella, Marco Cusano e Mimmo Mignano a Sanremo

Golia ha vinto, Davide si deve arrendere (almeno per il momento). La Corte di Cassazione ha annullato il reintegro di cinque operai dello stabilimento Fiat Chrysler Automobile di Pomigliano d’Arco, accogliendo il ricorso dell’azienda contro la decisione della Corte d’Appello di Napoli che a settembre del 2016 aveva disposto il rientro delle tute blu in fabbrica. Nulla da fare, dunque, per Mimmo Mignano, Marco Cusano, Antonio Montella, Massimo Napolitano e Roberto Fabbricatore, aderenti al Sì Cobas e protagonisti, in questi mesi, di alcune particolari azioni di protesta.
La storia dei cinque lavoratori era finita all’attenzione dell’Italia intera quando il gruppo musicale ‘Lo Stato Sociale’ si è esibito sul palco del Festival di Sanremo con i nomi dei cinque operai sulle giacche.
La Suprema Corte, nelle scorse ore, ha messo la parola fine ad una storia che va avanti da giugno del 2014. I cinque furono licenziati dopo una manifestazione avvenuta all’esterno del polo logistico Fiat di Nola. In quell’occasione i metalmeccanici misero in scena il finto suicidio dell’amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne per protestare contro il suicidio (reale) di una operaia in cassa integrazione. La manifestazione, tuttavia, fu ritenuta offensiva dai vertici della Fiat che disposero il licenziamento. I lavoratori, difesi dall’avvocato Pino Marziale, hanno cercato di far valere il diritto di satira facendo ricorso contro i licenziamenti al tribunale del Lavoro di Nola e infine alla Corte d’Appello di Napoli che nel 2016 aveva disposto il reintegro. Fca ha quindi presentato ricorso per Cassazione: gli ermellini hanno dato ragione al Lingotto sul licenziamento.

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mercoledì, 6 Giugno 2018 - 14:05
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