Bari, processi nelle tende e lunghi rinvii: ora scoppia l’incubo prescrizione

di Manuela Galletta

A Bari non c’è stato alcun terremoto. Non c’è stata alcuna calamità naturale. Eppure da dieci giorni magistrati, avvocati e personale dipendente sono costretti ad amministrare la Giustizia nelle tende. A Bari c’è stata una vergognosa (mala)gestione burocratica sull’edilizia giudiziaria che sabato 19 maggio è esploso in un pasticcio dal quale sembra problematico uscire: il Palagiustizia di via Nazariant è stato dichiarato inagibile e pertanto sgomberato, anche se alcuni di cancelleria sono rimasti aperti allo scopo di sbrigare procedure urgenti. Le udienze, invece, si tengono nelle tende, tre in tutto, allestite nello spiazzo antistante il tribunale inutilizzabile. Una vergogna.  Che si trascina dietro un altro serio problema: l’incalzare della prescrizione. Da dieci giorni le udienze vengono rinviate a piè sospinto. Tutte quelle non urgenti, tutte quelle con imputati non detenuti. Anche l’udienza preliminare a carico di Silvio Berlusconi e Valter Lavitola, in programma lunedì e destinata alla decisione del gup sull’eventuale rinvio a giudizio, è slittata. Se ne parla sempre dopo l’estate. A novembre. I rinvii, infatti, sono lunghi. Nella speranza che nel frattempo l’emergenza venga superata. Soprattutto che si trovi una soluzione adeguata, che non sia quella, pure prospettata dal dirigente del ministero della Giustizia qualche settimana fa, di spacchettare ulteriormente l’attività giudiziaria trasferendo alcuni uffici presso i locali dell’ex sede distaccata di Modugno, a 12 chilometri di distanza (via autostrada) dal Palagiustizia di Bari. La prescrizione, intanto, galoppa. Lo sa bene Legnini, che ha così chiesto di «intervenire sull’emergenza del palazzo di giustizia di Bari con un decreto legge per evitare la prescrizione dei processi». «Occorre intervenire con strumenti normativi, procedure, risorse, assimilabili a quanto si fa a seguito di calamità naturali – ha spiegato Intervenendo alla rubrica del Tg2 ‘Lavori in corso’ – Io ho vissuto la vicenda aquilana, più drammatica e grave di quella di Bari, ma simile perché anche lì si verificò la paralisi dell’attività giudiziaria a seguito del sisma devastante del 2009 e si intervenne con un decreto legge. Bisogna fare altrettanto anche a Bari». Il vice presidente del Csm ha quindi annunciato: «In uno dei prossimi plenum, avanzeremo formalmente al ministro della Giustizia, la richiesta di emanazione di un decreto legge, avvalendoci di una precisa prerogativa prevista della legge istitutiva del Csm, quella della proposta legislativa. Vi sono locali da reperire che non sono muniti di destinazione urbanistica, opere di adeguamento per le aule di udienza da realizzare, un trasloco molto complesso, termini processuali che andrebbero sospesi, tutto ciò richiede interventi in deroga, e solo una legge, una fonte primaria potrà essere la soluzione». Un decreto legge per bloccare la prescrizione è stato invocato dai parlamentari Pietro Grasso e Francesco Laforgia, senatori di Liberi e Uguali, che sul punto hanno presentato una interrogazione. Parole di grande preoccupazione sono arrivate anche da Francesco Minisci, il presidente dell’Associazione nazionale magistrati che oggi sarà al Palagiustizia di Bari insieme ai componenti della giunta per tenere la riunione del ‘sindacato’ delle toghe. Ieri, invece, a Bari c’è stato Andrea Mascherin, presidente del Consiglio nazionale forense, che ha compiuto una visita nella tendopoli della vergogna. «Ho visto in Friuli le tendopoli dei terremotati ed erano molto meglio e un post terremoto viene organizzato in maniera più dignitosa, quindi questa è una situazione al di la’ di ogni immaginazione. La peggiore delle immaginazioni non può ipotizzare un sistema giustizia ridotto in queste condizioni e siamo arrivati a questa situazione a Bari ma ci arriveremo anche in altre parti perché l’edilizia giudiziaria è stata completamente trascurata di’ per decenni», ha commentato.

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mercoledì, 6 Giugno 2018 - 10:00
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