Napoli, aggressione ad Arturo: parte il processo e i tre imputati minorenni provano a difendersi

Baby aggressore
Ragazzi armati (foto Kontrolab)
di Manuela Galletta

Per quelle coltellate ad Arturo, nessuno di loro si è assunto la responsabilità. Kekko ‘o nano, che ha ottenuto i domiciliari in comunità, continua a sostenere di non aver mai impugnato uno dei due coltelli usati per infierire su Arturo. Continua a sostenere di essere scappato via quando ha visto che le cose si stavano mettendo male e che neppure sapeva che i suoi amici fossero armati. Anche il più grande del gruppo di imputati, il 17enne, giura e spergiura che non c’entra niente: anzi, sostiene proprio di non essere stato in via Foria quella maledetta sera del 18 dicembre dello scorso anno quando Arturo rischiò di perdere la vita. E poi c’è lui, il 15enne che è legato da rapporti di parentela all’uomo sospettato di aver ucciso lo studente universitario Claudio Taglialatela (ammazzato al Corso Umberto nel 2005 per reagire a una rapina), che accusa tutti meno che se stesso: lui le coltellate non le ha date, manco ha capito cosa stava accadendo, mentre chiama in causa gli altri due.
Sono le tre versioni dei fatti che questa mattina i tre ragazzini, imputati per il tentato omicidio di Arturo, hanno reso dinanzi al giudice per le indagini preliminari Marina Ferrara del Tribunale di Napoli in occasione della prima udienza del processo con rito abbreviato. L’udienza è stata aggiornata a novembre per le discussione. Ai ‘lavori’ non ha potuto assistere la mamma di Arturo, che ha dovuto attendere fuori dall’aula: è il regolamento che lo prevede.
All’aggressione è accusato di aver partecipato anche un ragazzino di 13 anni, nipote di un boss della Sanità, che però non è stato incriminato perché non imputabile.

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mercoledì, 4 Luglio 2018 - 16:11
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