Turista inglese stuprata a Meta di Sorrento La donna in tribunale riconosce il branco durante l’incidente probatorio: «Sono loro»

di Dario Striano

Non solo ha confermato le accuse ma in lacrime ha anche riconosciuto alcuni componenti del branco che – secondo la procura oplontina – l’avrebbe drogata e violentata durante il suo soggiorno in Penisola Sorrentina. Faccia e faccia con i suoi presunti carnefici, le è bastato un filo di voce per affermare che dietro la piccola cella dell’aula al piano terra del tribunale di trincea della provincia a sud di Napoli ci fossero alcuni dei suoi orchi. «Sì, signor giudice, sono loro».

Lo slittamento dell’incidente probatorio
Brittany (il nome di fantasia), la turista inglese vittima di uno stupro di gruppo a Meta di Sorrento, ieri mattina si è presentata in tribunale, scortata dalla polizia giudiziaria, dal suo avvocato Lucilla Longone e da un funzionario del consolato britannico. Vestita con un tallier di colore blu, ha eluso i cronisti entrando nell’aula gup del palazzo di giustizia oplontino da una porta secondaria, quella solitamente riservata all’ingresso dei detenuti, e ha atteso più di tre ore prima di poter ricostruire quella maledetta sera. La sua ultima sera in Costiera. Già, perché l’incidente probatorio previsto nella prima mattinata di ieri è in realtà slittato al primo pomeriggio per un difetto di notifica. Tradotto: l’udienza, rigorosamente a porte chiuse, rischiava di non svolgersi. E probabilmente, se il caso non fosse balzato sulle prime pagine di giornali e media nazionali ed internazionali, l’incidente probatorio durante la giornata di ieri non si sarebbe svolto. Il giudice per le indagini preliminari Emma Aufiero, preso atto del difetto di notifica, ha quindi disposto una convocazione urgente via pec a uno degli avvocati dei 5 indagati (da due mesi in carcere), rinviando l’atto irripetibile alle ore 13. E così l’incidente probatorio si è potuto celebrare per tutto il pomeriggio di ieri.

Il racconto della vittima
E’ stata un’udienza lunga, cominciata intorno alle 13.30 e terminata in serata, pochi minuti dopo le 21.30. Nelle nove ore in tribunale la 50enne, stesso in serata rientrata in patria, in Inghilterra, ha confermato sostanzialmente quanto detto nella sua denuncia presentata al Kent. Era agitata quando ha iniziato a raccontare del cocktail offerto dai due baristi dell’albergo che ha ospitato lei e sua figlia per una settimana, l’hotel Mar Alimuri di Meta di Sorrento. Un cocktail che sarebbe stato allungato con la Z-drugs, meglio conosciuta come ‘droga dello stupro’. Ma l’agitazione a lungo andare si è tramutata in pianto quando la donna ha cominciato a ricostruire cosa avvenne nel locale accanto alla piscina del residence da sogno sulla spiaggia metese. Commuovendosi, Brittany ha raccontato di essersi ritrovata nella zona della piscina, assieme a quei due ragazzi che le avevano servito il cocktail. «Erano nudi». Poi ha ricordato la violenza nell’alloggio del personale, dove i barman l’hanno consegna al ‘re’. “The King”, c’era scritto così sul tatuaggio a forma di corona che il terzo carnefice avrebbe impresso sul collo.

Il riconoscimento e le lacrime
Quindi, ha ricordato le grida di pietà, le foto e i video (poi rinvenuti dagli inquirenti nei cellulari degli indagati nella chat “Cattive abitudini”), i tentativi di respingere i suoi aggressori, finanche la supplica – rivolta a quello che le sorrideva e la accarezzava – di poter avere rapporti solo con lui. «Only you, only you». Infine si è avvicinata alla cella dell’aula dove hanno preso posto i cinque indagati ‘dal volto pulito’, da maggio ristretti in carcere e, con un filo di voce, interrotto dal singhiozzo e dalle lacrime, ha immediatamente riconosciuto i due baristi, poi altri due componenti del branco, «nonostante – ha detto l’avvocato Lucilla Longone – i visi nascosti dalle folte barbe». Un riconoscimento che in caso di eventuale processo assume valore di prova perché eseguito dinanzi ai legali degli imputati.

La difesa: « Emerse molte contraddizioni»
Dal canto loro, i legali degli imputati – gli avvocati Francesco Tiriolo, Mauro Amendola e Mariorosario Romaniello – hanno invece incalzato la turista con molte domande e alla fine dell’atto irripetibile hanno espresso «soddisfazione» per come si è svolto l’incidente probatorio. Dal loro punto di vista, dal racconto della vittima in aula sarebbero emerse anche tante contraddizioni rispetto alla denuncia presentata alla polizia del Kent nel 2016. La difesa, inoltre, ha già sottolineato un dato che tradisce la linea difensiva che sarà sostenuta la processo: «È emerso – ha detto l’avvocato Francesco Tiriolo a fine udienza – che la donna ha avuto un passato da scrittrice, circostanza che lascia presagire che sia abile nel costruire o inventare storie». Detto in altri termini, la difesa punterà a scalfire la credibilità della donna per provare ad avvalorare la tesi del rapporto consensuale che tutti gli indagati, ad eccezione del porticese, hanno sostenuto in sede di interrogatorio di garanzia. La procura di Torre Annunziata e il pubblico ministero Mariangela Magariello sono, intanto, al lavoro per chiudere quanto prima le indagini sul caso e per identificare gli altri componenti del branco. La denuncia della cittadina inglese parla infatti di una violenza eseguita da un gruppo di almeno 8 uomini. Nelle scorse settimane altre tre persone sono state iscritte nel registro degli indagati. Altri due dipendenti dell’hotel Mar Alimuri e il bagnino di una struttura bealneare limitrofa all’albergo che, assieme al Comune di Meta e all’Unione Donne Italiane, ha già espresso la volontà di volersi costituire parte civile nell’eventuale procedimento penale.

martedì, 10 Luglio 2018 - 09:07
© RIPRODUZIONE RISERVATA