Stupro Meta, niente domiciliari al branco Ancora un ‘no’ del Riesame ai 5 indagati: accusati di aver violentato una turista dell’hotel

di Dario Striano

Niente domiciliari, i cinque ragazzi ‘dal volto pulito’ della provincia a sud di Napoli indagati nel caso di presunto stupro di gruppo a Meta di Sorrento ai danni di una turista inglese, dovranno restare a Poggioreale, nel carcere in cui sono reclusi dallo scorso 14 maggio. L’appello alla decisione del tribunale del Riesame di Napoli di fine maggio, presentato dalla difesa, non ha permesso ai detenuti di ottenere «una misura cautelare più leggera» come richiesto dal collegio difensivo, dagli avvocati Francesco Tiriolo, Mauro Amendola e Mariorosario Romaniello. Pesa evidentemente come un macigno nella decisione del tribunale della Libertà della scorsa settimana, la denuncia presentata dalla vittima alla polizia del Kent che «risulta – così come si legge nella motivazione della decisione del 31 maggio del Riesame –  conforme ai gravi indizi di colpevolezza raccolti in due anni di indagine dalla procura di Torre Annunziata e dal pubblico ministero Mariangela Magariello nei confronti del branco».

Gli indagati e le misure cautelari
Gli ex baristi del “Mar Hotel Alimuri”, F.D.V. e A.M., sono detenuti dallo scorso 14 maggio assieme agli ex colleghi G.D.G., R.R. e C.F.D., nel carcere partenopeo mentre restano a piede libero le ultime tre persone iscritte nel registro degli indagati dalla procura oplontina: gli altri dipendenti 3 dell’albergo metese, F.G. e C.G., e il guardiano di un lido, V.D.N..

La difesa non si arrende: il caso andrà in Cassazione
Da allora, i 5 accusati di stupro di gruppo ristretti in carcere, si sono sempre dichiarati innocenti. Qualcuno, come il barman F.D.V., durante gli interrogatori di garanzia ha ammesso di aver avuto un rapporto sessuale con la 50enne, ma «consensuale», qualcun altro, invece, si è sempre dichiarato estraneo alla vicenda, come A.M.. Ragion per cui, a breve, i loro difensori presenteranno un ricorso in Cassazione per chiedere la scarcerazione del “branco”, o quantomeno l’applicazione di una misura cautelare meno grave. Detto in altri termini: dopo l’incidente probatorio di inizi luglio la difesa non si arrende, anzi al termine dell’atto irripetibile gli avvocati dei 5 indagati hanno espresso «soddisfazione» per come si è svolta l’udienza. Secondo il loro punto di vista, dal racconto della vittima in aula sarebbero emerse anche tante contraddizioni rispetto alla denuncia presentata nel 2016. La difesa, inoltre, ha già sottolineato un dato che annuncia la linea difensiva che sarà sostenuta la processo: «È emerso – ha detto l’avvocato Francesco Tiriolo – che la donna ha avuto un passato da scrittrice, circostanza che lascia presagire che sia abile nel costruire storie». In sintesi, la difesa proverà a smontare la credibilità della 50enne.

L’incidente probatorio e il racconto della vittima
Eppure, la turista, recatasi in tribunale a Torre Annunziata per l’incidente probatorio dinanzi al giudice per udienze preliminari Emma Aufieri, non solo ha confermato le accuse, ma ha anche riconosciuto alcuni componenti del branco. Quattro su cinque. Faccia e faccia con i suoi presunti carnefici, durante l’udienza a porte chiuse, con un filo di voce interrotto dal pianto ha affermato che dietro le sbarre della piccola cella dell’aula al piano terra del palazzo di giustizia oplontino ci fossero alcuni dei suoi orchi. Ha raccontato del cocktail offerto dai 2 baristi dell’albergo. Il primo rapporto sessuale avuto con i barman, ‘viziato però dalla droga inserita nel drink. Infine ha ricordato la violenza nell’alloggio del personale, dove i due l’avrebbero consegnata al branco di almeno 8 persone. Quindi, le grida di pietà, le foto e i video poi rinvenuti nella chat “Cattive abitudini”.

Il riconoscimento che può valere una prova
Infine, si è avvicinata alla cella dell’aula gup e ha immediatamente riconosciuto i 2 baristi, poi altri 2 componenti del branco, nonostante i loro visi mutati dalla barba. Un riconoscimento che, in caso di eventuale processo, assume valore di prova perché eseguito dinanzi ai legali degli accusati.

mercoledì, 25 Luglio 2018 - 08:30
© RIPRODUZIONE RISERVATA