Prete pedofilo, offese becere all’avvocato E’ la prova che la collettività non sa cosa sia l’esercizio del diritto di difesa


Gli insulti sui social, le offese, finanche invocazioni di pene corporali. Destinatario di questo cocktail di ingiustificata aggressività e rabbia non è l’autore di qualche terribile e ignobile reato, ma un avvocato. Un avvocato che ha accettato di ricoprire un incarico delicato nel rispetto del principio di diritto di difesa che è sancito dalla Costituzione. L’avvocato vittima delle offese ma soprattutto dell’ignoranza, perché di ignoranza si tratta, è la penalista Valeria Fontana, che ha assunto la difesa del prete di Prato che ha abusato –  e sul punto non ci sono condizionali da usare – di una bambina di soli 10 anni. Don Paolo Glaentzer, il parroco di San Rufignano a Sommaia nel comune di Calenzano (Firenze), è stato sorpreso da un passante in atteggiamenti inequivocabili con la piccola, mentre era in macchina; ad aggravare la sua posizione la confessione resa al gip e l’ammissione di aver abusato della bimba in altre due occasioni. Per gli «illuminati commentatori – osserva la Camera penale degli avvocati di Prato che doverosamente ha scritto una nota di solidarietà in favore della penalista – l’avvocato che assiste il parroco sarebbe colpevole due volte, la prima per fornire assistenza legale a un presunto pedofilo e la seconda perché in quanto donna non dovrebbe prestarsi a difendere quello che si ipotizza essere l’autore di una violenza sessuale su una bambina». La verità, diciamolo semplicemente, è che il ‘popolo’ si indigna perché confonde, sovrapponendola, la parola ‘difesa’ al concetto di ‘difendere un imputato dalle accuse e dunque provarne l’innocenza’ sempre e comunque, anche quando si è in presenza di un reato accertato e per di più inaccettabile come nel caso del prete. Un simile ragionamento tradisce la mancanza di conoscenza delle regole del Diritto e prima ancora della Costituzione, quella ‘carta’ che tutela la libertà di ciascun cittadino stabilendo però delle regole precise che la società è chiamata rispettare. Dice bene la Camera penale di Prato sul punto e ne prendiamo in prestito le parole: «Ancora più intollerabile – prosegue il Consiglio direttivo della Camera penale di Prato – è che tali commenti vergognosi vadano a offendere il lavoro e la dignità di chi, svolgendo la professione di avvocato, assicura solo l’esercizio di diritti costituzionali e non certamente difende l’orribile reato che l’interessato si ipotizza aver commesso». Indignazione a parte per gli insulti scriteriati e viziati da una profonda ignoranza, resta invece aperta la necessità di insegnare agli ‘illuminati commentatori’ le norme che regolano la nostra società. Forse, solo così, si potrà ridurre il numero di invasati e di offese verso chi, come l’avvocato Valeria Fontana, sta svolgendo solo il suo lavoro. (Sul quotidiano digitale di domenica 29 luglio l’editoriale, l’analisi e le strategie per una nuova cultura del Diritto come antidoto all’odio. Sostieni la nostra informazione libera abbonandoti. Giustizia News24 parla della Giustizia in modo chiaro con la volontà di creare percorsi comprensione e conoscenza).  

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sabato, 28 Luglio 2018 - 17:48
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