Bologna, il poliziotto eroe che ha salvato decine di vita dall’inferno benché avesse le fiamme sulla schiena

Il poliziotto Riccardo Muci

Se la strage di Bologna ha avuto conseguenze drammatiche di quelle che la cronaca ha registrato, è stato grazie a un poliziotto. Riccardo Muci è ricoverato nell’ospedale di Cesena: è una delle oltre 100 persone rimaste ferite nella devastante esplosione in Tangenziale a Bologna provocata da un incidente. Ma Riccardo è anche l’agente che insieme ad un collega ha consentito che la Tangenziale non diventasse un imbuto di auto prima della deflagrazione. «Ero con il mio collega, come capo equipaggio della volante, ed eravamo impegnati in un regolare servizio di controllo del territorio a Borgo Panigale – racconta il 31enne originario di Copertino in provincia di Lecce e in servizio al commissariato Santa Viola di Bologna – Poi abbiamo visto da lontano tutto quel fumo sulla tangenziale e ci siamo avvicinati. Abbiamo chiamato la centrale operativa, che era già stata informata della situazione, e abbiamo fornito tutti i particolari che riuscivamo a vedere dalla nostra posizione, per dare quanti più elementi possibile alle squadre di soccorso». Ed è quello il momento in cui l’intuizione di Riccardo salva probabilmente decine di vite. «Appena sceso dall’auto – si limita a dire lui – ho subito capito quello che stava per succedere, c’era un odore inconfondibile nell’aria. Non potevo lasciare che le auto continuassero a circolare e cosi’ ho fatto mettere la volante di traverso, per bloccare l’accesso alla strada in entrambe le direzioni». Ma non solo. «A piedi mi sono spostato verso il ponte, c’erano persone che scattavano foto e facevano video e ho cominciato ad urlare dicendo di allontanarsi. Ero a 20 metri dal ponte quando c’e’ stata quell’enorme esplosione». Riccardo Muci ricorda solo una gigantesca onda d’urto che lo ha fatto volare di alcuni metri e un calore folle che gli ha sciolto la maglietta ignifuga. «Con l’adrenalina in corpo – racconta ricostruendo gli istanti successivi – sono riuscito ad alzarmi e con la schiena bruciata ho continuato a far allontanare la gente. Il mio collega mi ha gettato dell’acqua sulla schiena e insieme a lui e ai carabinieri di Borgo Panigale siamo riusciti a portare i feriti nella caserma dell’Arma». E poi? «Quando e’ finita l’adrenalina il dolore si e’ fatto sentire e sono crollato». Si e’ risvegliato in ospedale, dove oggi il premier gli ha stretto la mano. «Avevo capito che la situazione era molto grave – ripete – e il mio primo pensiero è stato quello di mettere in sicurezza le persone. Ho fatto il mio lavoro».

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martedì, 7 Agosto 2018 - 15:04
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