Detenuta uccide i due figli in carcere
poi rivela ai magistrati: «Dovevo farlo,
i miei bimbi sono liberi ora, in Paradiso»

Cella Carcere
di Dario Striano

«I miei bambini adesso sono liberi, in cielo». Parole atroci quelle della detenuta tedesca che ha ucciso la figlia e ridotto in fin di vita il figlio. Gli inquirenti che per primi le hanno parlato dopo il raptus omicida la descrivono come completamente fuori di senno, anche se dal suo fascicolo nulla faceva presagire quanto accaduto ieri. All’indomani della tragedia, mentre vanno avanti le due indagini di procura e ministero, il guardasigilli Alfonso Bonafede annuncia la sospensione dal servizio per il direttore della casa circondariale femminile di Rebibbia, Ida Del Grosso, per la sua vice, Gabriella Pedote, e per il vice comandante del reparto di polizia penitenziaria, Antonella Proietti. Intanto, dopo l’avvio della procedura di accertamento di morte cerebrale per il bimbo ricoverato all’ospedale Bambino Gesù, la procura ha lanciato un appello per rintracciare il padre del piccolo e ottenere da lui l’autorizzazione all’espianto degli organi. Il nome dell’uomo, Ehis E., nigeriano, compare sul documento del piccolo Divine (nato il 2 febbraio 2017), e su quello della sua sorellina, Faith (nata il 7 marzo 2018) morta ieri. L’appello dei magistrati è a chiunque possa dare informazioni utili a trovare l’uomo per metterlo al corrente della situazione, e invitarlo a chiamare la direzione sanitaria dell’ospedale Bambino Gesù (06 68592424), o i carabinieri del nucleo investigativo di via In Selci (06 48942931).

La ‘mamma killer’
Intanto, potrebbe svolgersi già domani l’interrogatorio di convalida per la detenuta 33enne, accusata di omicidio, e ricoverata da ieri nel reparto psichiatrico dell’ospedale Sandro Pertini, dove è piantonata h 24. A chi ieri le ha parlato, poco dopo l’aggressione costata la vita ai due figli, ha raccontato di aver agito per «liberarli e mandarli in cielo». La donna, tedesca di origini georgiane, era in custodia cautelare da meno di un mese, con l’accusa di traffico di droga, per esser stata trovata in possesso di un carico di dieci chili di marijuana. Prima del raptus omicida, non aveva dato particolari segni di squilibrio: la sua scheda non riportava problemi psicologici, né episodi di aggressività o autolesionismo. Per la donna era stata richiesta una misura alternativa in casa. Richiesta presentata innanzitutto al Giudice per le indagini preliminari lo scorso 7 settembre. «Un nigeriano amico del compagno della donna – ha poi riferito il legale della donna all’inviato della trasmissione ‘Chi l’ha visto?’-, aveva dato la disponibilità della sua abitazione a Napoli. Questa prima richiesta era stata rigettata». La seconda richiesta di misura alternativa in luogo protetto era stata presentata al Tribunale del riesame ieri ed era in attesa di decisione quando si è consumata la tragedia.

L’episodio
Ieri mattina, la donna era uscita in giardino con le altre mamme detenute e i piccoli per poi rientrare nell’istituto poco prima dell’ora del pranzo: ha lasciato la piccola area verde, è salita lungo i pochi gradini di ingresso e improvvisamente ha scagliato con violenza i bimbi sul selciato. Per la figlia, di soli sei mesi, non c’è stato nulla da fare: inutile l’intervento degli operatori e il tentativo di rianimarla. Sono apparse subito disperate le condizioni dell’altro bimbo, di un anno e mezzo, ricoverato e sottoposto nel pomeriggio a un intervento chirurgico alla testa, con il quale i medici hanno provato a salvarlo.

mercoledì, 19 Settembre 2018 - 20:22
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