Concorso truccato nell’Esercito, il fruscio delle mazzette pagate dai candidati furbetti ascoltato in diretta

Procura di Napoli (foto Kontrolab)
di Manuela Galletta

Il fruscio delle banconote contate una ad una. Duemila e 500 euro circa in contanti che passano da una mano all’altra. Da un candidato disposto a tutto pur di superare il concorso dell’estate del 2016 per il reclutamento di 2013 volontari in ferma prefissata quadriennale in tre forze armate (esercito, marina militare ed aeronautica) indetto dall’Esercito l’11 febbraio del 2016, a Rocco D’Amelia, uno dei componenti dell’organizzazione – composta anche da ex appartenenti alle forze dell’ordine, come il generale di Brigata in pensione Luigi Masiello – in grado di assicurare la consegna, anzitempo, dei quiz che sarebbero usciti alla prova preselettiva. I finanzieri avvertono il rumore dei soldi in maniera nitida e il loro fruscio grazie alla cimice piazzata proprio per ricostruire il business. E’ così, grazie alle intercettazioni, che gli uomini del Nucleo di Polizia Economico e Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli sono riusciti a recuperare le prove più schiaccianti sul desolante e allarmante spaccato di inquinamento del concorso del 2016 sfociato nell’esecuzione di 14 ordinanze di custodia cautelare. Il brogliaccio di conversazioni è come un vaso di Pandora. Dentro c’è il marcio della corruzione, della disonestà. C’è la prova che alcuni candidati hanno ‘barato’ perché aiutati («Quello ha preso 49, certamente non l’ha preso con le sue forze»); c’è la rabbia di alcuni indagati che non hanno ancora ricevuto il pagamento pattuito con chi ha beneficiato del ‘supporto’ e ha superato il test («Lui e quella stro…a della mamma… Falli venire qua, mi sono spiegata? Io gli ho detto che mi doveva dare sei cosi per il professore e non sono venuti… allora faccio bene io che le persone che non conosco mi faccio pagare prima per il professor», dice Giuseppe Claudio Fastampa). Ci sono poi le raccomandazioni ai candidati affinché sbaglino qualche domanda, perché così non avrebbero attirato troppo l’attenzione, e c’è il successivo accertamento che i candidati abbiano rispettato l’indicazione: «Com’è andata? – chiede Sabato Vacchiano – Hai sbagliato?»; e quando l’altro lo rassicura («Sì, sì…»), spiegando che ha raggiunto il punteggio di 67 (non il massimo), Vacchiano osserva «Va bene, potevi fare 70». Ma non finisce qui: il contenuto delle intercettazioni sono assai dettagliate. Al padre di un candidato che ha pagato, e ha poi superato i quiz, Vacchiano domanda: «Sei contenti di quello che ha avuto tuo figlio?». E l’altro: «Contentissimo».
Sul nastro di registrazione dei finanzieri finiscono anche le spiegazioni offerte dai componenti dell’organizzazione ai candidati circa la modalità da seguire per riuscire a superare il quiz usando il trucco dell’algoritmo. Già, l’algoritmo, la formula matematica e, in questo caso, magica che consentiva ai candidati di rispondere brillantemente a tutte le domande senza aver aperto neppure una pagina dei libri. L’intercettazione che bene spiega il funzionamento e l’applicazione dell’algoritmo è datata 26 giugno 2016 e si attiva all’interno di una scuola di preparazione, una delle scuole di preparazione finite nel mirino della procura e ritenute una sorta di anello di collegamento tra i candidati e i sottufficiali infedeli.(L’articolo integrale prosegue sull’edizione di oggi giovedì 18 ottobre del quotidiano digitale, un giornale vero e proprio dedicato agli approfondimenti delle notizie che selezioniamo per i nostri lettori. Per abbonarsi basta accedere alla sezione ‘Sfoglia il Quotidiano’. Il giornale si legge da pc, tablet e cellulare. Provalo il primo mese al costo 10 euro, poi scegli se continuare a seguirci). 

giovedì, 18 Ottobre 2018 - 01:00
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