Processi lenti, se la prescrizione è la conseguenza di una disfunzione | Le nostre storie sui guasti della Giustizia


Che i processi in Italia siano lunghi, ingiustamente lunghi, è un dato incontrovertibile. Lo certificano peraltro le numerose sentenze di condanne che sono piovute addosso all’Italia dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo. Lo confermano, in maniera impietosa, i dati che ogni anno mettono a confronto l’andamento dei processi in Italia con quello degli altri paesi dell’Unione europea. Il Movimento Cinque Stelle ha gettato la croce addosso alla prescrizione, indicandola come la grande causa della morte delle ‘cause’. Ha sostenuto che riformandola (peraltro volevano farlo con un emendamento, bah), quella risposta di Giustizia che legittimamente attendono le vittime dei reati ma anche gli imputati (perché non tutti sono colpevoli, ma sotto accusa ci finiscono anche gli innocenti come provano i dati, altrettanto tristi, sugli errori giudiziari) arriverà. Sempre e comunque. Come al solito si guarda il dito e non la luna.

Il punto è che la prescrizione mangia-processi è solo la conseguenza di una lunghezza esasperante che va ricercata altrove. E’ la conseguenza di una causa sulla quale si deve intervenire prima di ogni cosa. Per chi opera nel mondo della Giustizia, quanto abbiamo scritto è uno scenario scontato. Ma per i cittadini, che con i meccanismi della Giustizia non hanno dimestichezza, è più difficile comprendere che ci sono ‘ingranaggi’ rotti, guasti. Tendono a vedere il dito, anche perché troppo spesso la rappresentazione mediatica dei guasti della Giustizia è frettolosa, per non dire sbagliata. E, allora, visto che Giustizia News24 nasce con l’obiettivo di raccontare la Giustizia non agli addetti lavori (esistono già pregevoli e autorevoli quotidiani o riviste per gli operatori del Diritto) bensì ai cittadini, a quelli che vogliono capire, vogliono andare oltre un titolo ‘strillato’, una notizia ‘enfatizzata’, abbiamo deciso di affiancare al racconto del dibattito politico sulla prescrizione delle storie. Storie sul cattivo funzionamento della Giustizia. Storie che vi raccontano perché un processo viaggia con ritardo, manco fosse un treno della Circumvesuviana o della Metro di Napoli.

E ve le raccontiamo non per creare allarmismo, ma semplicemente perché accendendo i riflettori sulle disfunzioni reali che esistono e che non vanno ignorate, speriamo che i riflettori si accendano nella giusta direzione e i cittadini stessi diventino più consapevoli anche quando arriva il momento di sollevare una critica, di avanzare delle legittime pretese di Giustizia. Questi approfondimenti sono il cuore del nostro ‘quotidiano digitale’, è un giornale vero e proprio, identico a quelli cartacei ma con la differenza che non c’è versione cartacea e si consulta solo su tablet, cellulare e pc. E, oggi, nell’edizione di venerdì 9 novembre (come potete vedere accedendo alla sezione del sito ‘prima pagina’ dove inseriamo tutti i giorni la copertina del giornale) abbiamo dedicato l’apertura del giornale e un approfondimento interno ad una storia che arriva dalla Campania. Da Nocera Inferiore. C’è una procura che ha una scopertura dell’organico del 50%. Ciò significa che ci sono al lavoro magistrati che stanno lavorando il doppio. E quando si tratta di coordinare inchieste, lavorare per accertare la responsabilità di persone in reati, il carico di lavoro esorbitante non è un fattore che può destare serenità. Soprattutto questi numeri di deficit dell’organico rappresentano che c’è del lavoro che resterà indietro. Delle indagini che subiranno ritardi. E il ritardo si tradurrà in una lenta risposta alla richiesta di giustizia che arriva da un cittadino che ha subito un torto. Di storie come questa ne seguiranno altre. Disponibili sempre sul ‘quotidiano digitale’. Che ha un costo. Seppur minimo. L’abbonamento costa 10 euro al mese. Sappiamo che oggi i lettori sono abituati a pensare che le notizie debbano essere gratuite perché viaggiano su Internet. Ma ci preme sottolineare che un’informazione controllata, seria, è frutto di ore di lavoro, di accertamenti, di verifiche. E il lavoro si paga. Nessuno di noi ha la presunzione di entrare in un qualsiasi negozio pensando di uscirne con dei prodotti nella borsa senza aver pagato. Storcere il naso di fronte al concetto che l’informazione va sostenuta è dunque un controsenso. E, allora, per chi ha voglia di capire, e sostenere soprattutto un’informazione che vuole andare oltre, basta accedere alla sezione ‘Sfoglia il Quotidiano’ e abbonarsi. Per un mese, sei mesi. Scegliete voi. Una garanzia vi offriamo: l’abbonamento non si rinnova in automatico, quando scade sarete voi a decidere se rinnovarlo. Per il resto buona lettura.

venerdì, 9 Novembre 2018 - 13:23
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