Traffico di droga, nuova condanna per ‘Genny la carogna’: il capo ultrà dei Mastiffs rimedia 18 anni

Gennaro De Tommaso, conosciuto come 'Genny la carogna' nel giorno dell'arresto del luglio del 2017
di Laura Nazzari

Ancora una condanna per il napoletano Genny la carogna, all’anagrafe Gennaro De Tommaso, il capo ultrà dei Mastiffs il cui nome e volto sono divenuti noti a tutta Italia in occasione dei drammatici scontri del 3 maggio del 2014 a Roma che portarono all’omicidio del tifoso azzurro Ciro Esposito. Dopo la condanna a otto e 6 mesi incassata in Appello nel marzo scorso per traffico di sostanze stupefacenti proveniente dall’Olanda, nella giornata di ieri – giovedì 8 novembre – Gennaro De Tommaso viene condannato a 20 anni sempre per stupefacenti, accusa però contestata in un’altra tranche di inchiesta, quella che nel luglio dello scorso anno sfociò nell’emissione di 17 misure cautelari. Diciotto anni è la condanna disposta nei suoi confronti dal giudice per le indagini preliminari Marcopido del Tribunale di Napoli all’esito del giudizio con la modalità del rito abbreviato, quasi il massimo per la tipologia dei reati contestati e la formula di giudizio scelto. Nella requisitoria tenutasi lo scorso maggio il pubblico ministero antimafia Francesco De Falco, titolare del fascicolo di indagine, aveva chiesto per lui 20 anni di reclusione. Sedici anni, invece, sono stati inflitti a Gaetano De Tommaso, zio di Benny la carogna, nei confronti del quale il pm aveva anche chiesto 20 anni di reclusione. I venti anni di galera, invece, sono stati sentenziati per Giovanni Orabona, pure ritenuto ai vertici dell’organizzazione gestita dai De Tommaso.

L’elenco delle condanne prosegue con i 12 anni per Mariano Esposito; 11 anni e 4 mesi per Francesco Licciardi e Lucio Migliaccio; 8 anni e 8 mesi per Marco Contardo, Vincenzo Gravina e Guido Sorge; 8 anni per Alessandro Caldiero; 7 anni e 4 mesi per Gennaro Cocozza, Salvatore Scialò e per Pasquale D’amore; 6 anni per Francesco Guarino; 4 anni per Mario Cossentino; 3 anni per Giuseppe Conte, ma in continuazione con un’altra sentenza di condanna a due anni.

Secondo l’impostazione accusatoria, l’organizzazione – che aveva ai suoi vertici Gennaro De Tommaso e lo zio Gaetano – gestiva l’importazione e il trasporto in Italia su autoarticolati di ingenti quantitativi di marijuana e `amnesia´ e teneva i rapporti con i capi e gestori di numerose piazze di spaccio sul territorio napoletano e nazionale. Un ruolo di acquirenti di ingenti quantitativi di droga è attribuito a Vincenzo Gravina e Alessandro Caldiero, che tramite gli emissari Giovanni Orabona e Mariano Esposito, avrebbero rifornito una delle più importanti piazze di spaccio di Napoli, al Rione Traiano.

Le indagini si sono avvalse di intercettazioni telefoniche ed ambientali in cui vi sono continui riferimenti all’acquisto di droga. Nel corso delle indagini i carabinieri hanno sequestrato importanti quantitativi di marijuana proveniente dall’Olanda e arrestato due corrieri – Pasquale Funzione e Giuseppe Conte – rispettivamente nel dicembre 2014 e nel febbraio dell’anno successivo.

Le motivazioni alla base della sentenza saranno depositate entro novanta giorni, passaggio necessario per consentire alla difesa di presentare ricorso in Appello. Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Leopoldo Perone, Antonio Rizzo, Roberto Saccomanno, Giacomo Mungiello, Giovanna Castellano, Carlo Fabozzo, Arturo Frojio, Massimo Caiano, Sergio Mottola e Antonella Regine.

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venerdì, 9 Novembre 2018 - 15:31
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