Manovra, i pensionati in piazza contro i tagli: in Liguria saranno colpite quasi 234mila persone | Le cifre

di Daniele Di Martino

E’ solo la prima tappa della protesta. Da gennaio sarà un’escalation di manifestazioni contro la manovra del governo gialloverde. Oggi la prima protesta collettiva in tutt’Italia. Genova, Firenze e in particolare in Toscana: Livorno, Pistoia, Prato. Ma anche Cagliari. E’ un coro unanime tra i pensionati, decisi a scendere in piazza contro i tagli della finanziaria che in queste ore è al vaglio della Camera. Cgil, Cisl e Uil si scagliano contro la manovra per «dire no a una legge di bilancio sbagliata, miope e recessiva che taglia ulteriormente su crescita e sviluppo, lavoro e pensioni, coesione e investimenti produttivi». Un modo per dire no perché «siamo stanchi di fare il bancomat del governo».

A scatenare la protesta c’è il taglio dell’indicizzazione delle pensioni al costo della vita. Ogni anno infatti gli assegni crescono automaticamente per adeguarsi al costo della vita, cioè dei prezzi, impedendo così che le pensioni svalutino rispetto alla qualità della vita. Ora a partire dal prossimo gennaio questo adeguamento subirà dei tagli per tutte le pensioni sopra i 1522 euro lordi, con una percentuale che varierà a seconda dei casi. Si tratta di una decurtazione che va dal 97 al 47%. Anche se il Governo, attraverso il premier Conte minimizza: «Non se ne accorgerà nessuno».

Ad esempio in Liguria la norma, che blocca le rivalutazioni delle pensioni da 1.500 euro, colpisce 233.506 persone, pari al 48.2% sul totale dei pensionati, a Genova 137.564 pari al 51,6%, Imperia 21.944 pari al 34,3%, Savona 34.565 pari al 52,5 %, La Spezia 39.433 pari al 44,7%, con una perdita economica complessiva prevista attorno a quasi 15 milioni. «La Liguria è una regione particolarmente colpita da questa norma – spiega la SPI Cgil – perché qui abbiamo pensionati che hanno lavorato nelle grandi fabbriche e nella pubblica amministrazione e che hanno versato contributi pieni. Questo taglio, quindi, incide pesantemente». «Si è tanto parlato del blocco delle pensioni d’oro – sottolinea la Uilp-Uil – ma questo porterà nelle casse dello stato circa 268 milioni mentre la tassa che pagheranno i pensionati che non avranno aggiornamento sarà attorno ai 2,5 miliardi in tre anni». Un altro presidio è stato organizzato in via Cavour, sotto la Prefettura di Firenze, per protestare contro la legge di stabilità.

«In tre anni – aggiungono i sindacati – la manovra del governo sottrae 2,5 miliardi dalle tasche dei pensionati intervenendo nuovamente sull’adeguamento delle pensioni all’inflazione. I pensionati vogliono far sentire la propria voce per denunciare l’ipocrisia del governo, che con una mano sembrerebbe dare ma con l’altra certamente toglie». L’impegno, spiega Silvano Pini, segretario dello Spi Cgil di Empoli, era quello di rivalutare le pensioni, invece la manovra colpisce le pensioni superiori a tre volte il minimo. Una scelta «che incide molto su quelle medio-basse, con una decurtazione che potrebbe aggirarsi tra i dieci e i venti euro al mese». Qui, continua, «non stiamo parlando delle pensioni d’oro, su cui potremmo essere d’accordo, ma del lavoro di una vita, di 40 anni di contributi». Una pensione «da 1.300 euro netti, per un lordo intorno ai 2.000, avrà una decurtazione assai cospicua con la manovra», aggiungono dalla Cisl. Duecento pensionati in piazza a Cagliari contro la Manovra del governo in concomitanza con analoghe manifestazioni nel resto dell’isola e d’Italia. Con bandiere e volantini si sono ritrovati davanti alla prefettura anche per affidare una lettera da consegnare al presidente del consiglio dei ministri Francesco Conte.

La richiesta è quella di un’apertura di un confronto su sanità, non autosufficienza, previdenza e fisco. «Riteniamo inaccettabile – si legge nel documento firmato Cgil, Cisl e Uil – il metodo che fa cassa con il taglio dell’adeguamento all’inflazione per le pensioni sopra i 1.522,00 euro lordi al mese e altera il principio di uguaglianza e ragionevolezza causando una discriminazione in danno a una parte dei pensionati ai quali la decurtazione determina, in termini reali, effetti permanenti di peggioramento della pensione». Una situazione che tocca da vicino anche i circa 300mila pensionati sardi che percepiscono in media tra gli 800 e i 680 euro.

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venerdì, 28 Dicembre 2018 - 16:55
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