Sicurezza e migranti, la rivolta dei sindaci: Orlando (Palermo) e de Magistris (Napoli) non applicheranno una norma

Matteo Salvini (foto Kontrolab)
di Federico Felici

Se il 2018 si è chiuso tra le aspre tensioni che hanno scandito la turbolenta approvazione, in via definitiva, della Manovra targata giallo-verde, per Lega e Cinque il nuovo anno comincia peggio ancora. Comincia con la levata di scudi di alcuni sindaci contro il ‘decreto sicurezza’, vero e proprio cavallo di battaglia di Matteo Salvini.

Il sindaco di Palermo ha ordinato di ignorare le norme
che negano la residenza a chi ha un permesso di soggiorno
Le ostilità le ha inaugurate il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, tornato alla guida della città con le elezioni del giugno del 2017 (è al suo quinto mandato in 32 anni). Con una nota inviata al capo area dell’ufficio anagrafe, il professore ha dato disposizione di non applicare a Palermo le misure volute del cosiddetto “decreto Sicurezza” per quanto riguarda le norme che negano la possibilità di concedere la residenza a chi ha un permesso di soggiorno. L’articolo 13 delle legge 132 stabilisce che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo costituisce sì un documento di riconoscimento, ma non basterà più per iscriversi all’anagrafe e quindi avere la residenza. In sostanza i comuni non potranno più rilasciare a chi ha un permesso di soggiorno la carta d’identità e i servizi, come l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale (quindi l’Asl) o ai centri per l’impiego, che verranno assicurati solo nel luogo di domicilio, visto che non c’è più la residenza, come un Centro di accoglienza straordinaria o un Centro permanente per il rimpatrio. Ebbene, Orlando ha ordinato di ignorare questa nuova prassi. «Il nostro non è un atto di disobbedienza civile né di obiezione di coscienza, ma la semplice applicazione dei diritti costituzionali che sono garantiti a tutti coloro che vivono nel nostro paese», spiega. E incalza: «Siamo di fronte ad un problema non solo ideologico ma giuridico, non si possono togliere diritti a cittadini che sono in regola con la legge, solo per spacciare per ‘Sicurezza’ un intervento che puzza molto di ‘razziale’» ed «è disumano, perché eliminando la protezione umanitaria trasforma il legale in illegale».

Anche il sindaco di Napoli Luigi de Magistris
si allinea alla posizione di Leoluca Orlando
Poche ore dopo alla posizione di Orlando si sono allineati anche altri sindaci. A cominciare dal primo cittadino Luigi de Magistris, che da tempo, sul tema dei migranti, fa da contro canto a Matteo Salvini. Firenze, Parma e Milano si sono aggiunti alla ‘fronda’ poco dopo. «Noi continueremo a concedere la residenza e non c’e’ bisogno di un ordine del sindaco o di una delibera perché in questa amministrazione c’è il valore condiviso di interpretare le leggi in maniera costituzionalmente orientata», commenta de Magistris. Sulla stessa scia il sindaco di Firenze Dario Nardella: «Non possiamo permetterci di assistere a questo scempio umanitario». Per il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, «il decreto Sicurezza lascia aperto un vulnus rispetto a stranieri e richiedenti asilo che non riescono a fare le cose più basilari» ma «bisogna capire qual è il percorso».

Furia Salvini contro i sindaci ribelli
Furioso Salvini, che minaccia: i sindaci «ne risponderanno personalmente, legalmente, penalmente e civilmente, perché è una legge dello Stato che mette ordine e mette regole».

Ma contro i ‘ribelli’ si scagliano anche altri sindaci
Ma il vicepremier non è il solo a contestare la decisione di Orlando e de Magistris. Ci sono sindaci che non sono d’accordo coi loro colleghi, ed anzi appoggiano e approvano le misure del decreto sicurezza. A cominciare dal primo cittadino di Ascoli Piceno Guido Castelli, che per di più è delegato dell’Anci alla Finanza locale. «Il decreto Sicurezza, in materia di immigrazione, contiene norme condivisibili e ampiamente attese da moltissimi sindaci italiani in quali, negli ultimi anni, hanno subìto gli effetti di una politica di accoglienza disordinata e irrazionale. Rispetto la posizione dei colleghi di Palermo e Napoli ma, per quanto mi riguarda, parlare del decreto 132/18 come di un provvedimento “criminogeno e disumano” è assolutamente fuorviante – commenta – Se c’è stato qualcosa di criminogeno in Italia, rispetto a questa tematica è stata piuttosto l’idea di una “immigrazione illimitata” che negli ultimi anni in Italia – almeno sino all’insediamento del Ministro Minniti – ha oggettivamente alimentato il senso di insicurezza e il disagio sociale delle comunità locali. Sulle città, sulle prefetture e sulle comunità locali, infatti, si sono scaricati i costi gestionali, sociali e di sicurezza di un fenomeno gestito con la lente dell’ideologia e non con il buon senso».
Con Salvini si schierano anche i sindaci di Novara, Udine e Monfalcone. «Il decreto Salvini è uno strumento fondamentale per il controllo del territorio e per la sicurezza dei cittadini. I sindaci e gli amministratori locali avevano bisogno di questo provvedimento essenziale», dichiara Canelli, sindaco di Novara.
Gli fa eco Anna Cisint, sindaco di Monfalcone (Gorizia), per la quale «l’applicazione del decreto Salvini sta dando buoni risultati, è uno strumento fondamentale». Allo stesso modo il primo cittadino di Udine, Pietro Fontanini: «Oltre a condividerne le finalità ritengo che i contenuti della norma rappresentino un passaggio importante per rafforzare le tutele dei cittadini di Udine, che troppo a lungo hanno pagato le conseguenze di un’immigrazione irregolare fuori controllo». (Leggi gli aggiornamenti, cresce il fronte dei sindaci pronti a boicottare la norma del ‘pacchetto sicurezza’ sulla cittadinanza)

mercoledì, 2 Gennaio 2019 - 22:35
© RIPRODUZIONE RISERVATA