Pd, colpi bassi dopo il flop in Sicilia: a rischio la premiership di Renzi,
accuse miopi a Grasso e a Mdp

Renzi Matteo
di Manuela Galletta

Il sapore amaro della sconfitta lo sentivano in bocca già da un po’ e non ne facevano mistero. Ma, a guardare il marasma in casa Pd provocato a partire dalle prime – ma chiare – proiezioni sullo scrutinio del voto in Sicilia, sembra che i dem non fossero intimamente convinti di incassare la pesante bocciatura che è arrivata, puntuale, lunedì mattina quando le schede nelle urne sono venute fuori e hanno iniziato ad essere lette. Fabrizio Micari, l’uomo del Pd proiettato alla guida della Regione, si ferma al terzo posto con un distacco imbarazzante dal candidato del centrodestra Nello Musumeci, che alle 16.45 ha già la vittoria in tasca, e da Giancarlo Cancelleri, frontman dei Cinque Stelle in Trinacria: doppiato da Musumeci e sotto di sedici punti percentuali rispetto al rivale grillino. Tradotto in numeri, per Micari e il Pd è stata una disfatta. Bruciante.

IL PD E LO SCARICABARILE: «LA SCONFITTA? COLPA DI GRASSO E DI MPD». LA REPLICA DEL PRESIDENTE DEL SENATO: «INFANTILI»

Una disfatta che in casa dem – benché ci sia stato tutto il tempo per sviluppare gli anticorpi a un simile, prevedibile, risultato e preparare una reazione meno scomposta alla debacle – hanno preso male al punto tale che qualcuno ha pure provato a scaricare la colpa su Pietro Grasso, il presidente del Senato che a fine ottobre ha dato il benservito al partito strappando la sua tessera, o sulla corsa in solitaria di Mdp, gli scissionisti del Pd che – fedeli alla linea di rottura con Renzi – hanno messo in campo un proprio uomo, Claudio Fava, assestandosi sulla soglia del 6% di preferenze. «Micari ha avuto il coraggio di candidarsi, quel coraggio che il presidente Grasso non ha avuto. Abbiamo atteso per due mesi il suo sì», ha avuto l’ardire di affermare, davanti alle telecamere, il sottosegretario Davide Faraone. E su Mdp: «Chi si è sfilato dal sostegno a Micari, lo ha fatto solo per fare danno a Renzi. Questo è l’unico messaggio che è venuto dalla sinistra, mentre si doveva pensare al bene della Sicilia». Un’analisi (facilona) auto-assolutoria della sgangherata politica del Pd che mal rispecchia il quadro elettorale (pur aggiungendo a Micari i voti di Fava, una immaginaria coalizione di centrosinistra si sarebbe assestata sul 25%, quindi dieci punti sotto a Musumeci e Cancelleri) e che ha immediatamente attirato le ire e la replica pungente – affidata ad una nota diramata dal portavoce Alessio Pasquini – di Grasso stesso. «Imputare a Grasso il risultato che si va profilando per il Pd, peraltro in linea con tutte le competizioni amministrative e referendarie, è una patetica scusa, utile solo a impedire altre e più approfondite riflessioni…», si legge. Poi la stoccata sulla ingenerosità dell’attacco: «Sullo stile e l’eleganza dei commenti di alcuni importanti esponenti del Pd in merito al coraggio del presidente Grasso non resta che confermare ancor di più le motivazioni per le quali il presidente si è dimesso dal gruppo del Pd: merito, metodi e contenuti dell’attuale classe dirigente del partito sono molto lontani da quelli dimostrati dal presidente…».

VELENO IN CASA PD, RENZI SULLA GRATICOLA: UNA FRONDA VUOLE UN ALTRO PREMIER E ALLEANZE A SINISTRA

Le parole al veleno di Grasso vanno di pari passo a quelle cariche di rancore che – a scrutinio ormai ultimato – sono circolate tra gli esponenti dello Stato maggiore del Pd. La bruciante sconfitta in Sicilia è, per una fetta del Pd, l’occasione per rimettere in discussione la leadership di Renzi. Soprattutto per individuare un nuovo candidato premier e tornare a dialogare con quei pezzi di sinistra sul cui appoggio i dem contano per riuscire ad arginare la rinascita di Forza Italia e il consolidamento dell’appeal dei Cinque Stelle in un elettorato di sinistra senza punti di riferimento convincenti. Il ministro alla Cultura Dario Franceschini è uno di quelli che chiaramente auspica un ricompattamento del fronte a sinistra, fronte che si vorrebbe costituito non solo da Mdp ma anche dai Radicali e dalla premiata ditta Pisapia-Verdi: in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Franceschini ritiene necessaria «un’alleanza tra le forze che stanno oggi nel campo del centrosinistra, da costruire in vista delle elezioni politiche». Sulla stessa lunghezza d’onda Roberto Giachetti (Pd), Vicepresidente della Camera: «Non c’è dubbio che per poter vincere nei collegi bisogna fare delle coalizioni, ma bisogna avere dei punti comuni di programma, altrimenti succede come in passato, dove si fanno delle coalizioni per vincere dei collegi e poi non si è in grado di governare».  Come loro tanti altri. Chi, invece, punta i piedi per una rivisitazione della premiership è in modo particolare l’area facente capo al ministro della Giustizia Andrea Orlando, che già mesi va pungendo il segretario del partito. Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera, s’è ad esempio portato avanti col lavoro: intervenuto a Radio Anch’io, su Radio Uno, ha indicato alcuni dei possibili candidati premier del Pd (anche se poi s’è dovuto rimangiare quanto affermato, ribadendo che «il candidato del Pd resta Renzi, legittimato dalle primarie»): «Abbiamo Paolo Gentiloni che oggi è a Palazzo Chigi ed è un nome spendibile. Ce ne sono tanti… e Renzi lo ha detto chiaramente a Napoli: lavoro per portare il Pd a Palazzo Chigi e non per portare Matteo Renzi».

L’EX PREMIER TIENE DURO: «NON RIUSCIRANNO A METTERMI DA PARTE»

Dal canto suo Renzi, per ora, tiene duro. E attende il 13 novembre – data in cui si terrà la direzione del Pd – per mettere le carte sul tavolo e provare ad arginare la faida interna allo scopo di non arrivare senza armi all’appuntamento delle Politiche. «Sono mesi che cercano di mettermi da parte, ma non ci riusciranno nemmeno stavolta – scrive l’ex premier nell’e-news rispondendo alla domanda sul fatto che deve “andarsene per sistemare i problemi” – Questa non è una novità, visto che hanno studiato vari modi per dirmelo: le prove false di Consip, la polemiche sulle banche, le accuse sulla mancata crescita, le elezioni in Sicilia».

martedì, 7 Novembre 2017 - 14:29
© RIPRODUZIONE RISERVATA