Poggioreale, pestaggi nella ‘cella zero’: processo al via tra le polemiche
I Radicali non saranno parte civile

Carcere Poggioreale
Il carcere di Poggioreale
di Dario Striano

C’è sconforto sul viso dell’avvocato dei Radicali Italiani, Raffaele Minieri, all’esterno dell’aula 111 del tribunale di Napoli. Alle 9.30 di giovedì mattina la prima udienza del processo che vede imputate per violenze ai detenuti 12 guardie penitenziarie in servizio, all’epoca dei fatti, presso il carcere di Poggioreale, è già conclusa. Caso più unico che raro. Il giudice monocratico della terza sezione penale, Lucio Galeota, secondo indiscrezioni in procinto di cambiar ruolo, con straordinaria puntualità, alle nove del mattino apre i ‘lavori’ e fa costituire le parti. Non solo: vengono affrontate pure le questioni preliminari. E in pochi minuti si fissa la data del rinvio. L’aula si svuota. L’avvocato Minieri arriva quando è già tutto finito. Mezz’ora di ritardo appena. Si sarebbe dovuto costituire parte civile per conto dei ‘Radicali’, ma non gli è stato possibile. Il giudice non l’ha aspettato. «Non si fa così – dice rammaricato – Adesso rischiamo di essere fuori». A dibattimento, invece, ci sarà l’associazione ‘Il carcere possibile’, da anni, in trincea per la solidarietà civile, sociale e culturale nei confronti dei detenuti: l’avvocato Angelo Mastrocola ha risposto all’appello, parte civile costituita. Con buona probabilità, ci sarà anche il ministero della Giustizia: il pubblico ministero ha chiesto di citarlo come responsabile civile. Significa che, in caso di condanna degli imputati, spetterà al dicastero retto da Andrea Orlando risarcire le vittime dei danni. Infine sarà parte civile anche uno degli otto detenuti che hanno sporto denuncia; lo rappresenta l’avvocato Cesare Amodio.

Appuntamento al primo marzo, data del rinvio. Data in cui – salvo intoppi legati al cambio di ruolo di Galeota – il processo dovrebbe entrare nel vivo. Dodici guardie carcerarie sono alla sbarra e dovranno rispondere tutte deal reato di abuso di autorità; quattro, di lesioni e di sequestro di persona; una, anche di maltrattamenti. Storie di violenze e maltrattamenti ai danni dei detenuti che – sostiene la pubblica accusa – si sono consumate nella cosiddetta “Cella Zero”, una stanza priva di numerazione al piano terra del carcere di Poggioreale. Stanza dell’orrore, secondo le denunce dei detenuti; scenario della maggior parte dei reati che, tra il 2013 e il 2014, si sarebbero consumati all’interno dell’affollato penitenziario napoletano: schiaffi, pugni e, addirittura, colpi alla testa inferti con un mazzo di chiavi. Episodi di violenza, alla cui base vi sarebbero stati futili discussioni tra gli agenti e i reclusi, e su cui la procura di Napoli ha aperto, nel 2015, un’inchiesta condotta dai pm Valentina Rametta e Giuseppina Loreto, coordinati dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino. Le indagini sono scattate a seguito di un esposto presentato dal garante per i diritti dei detenuti e hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati per ben 22 agenti della polizia penitenziaria partenopea: dopo esser stati ascoltati e, dopo che gli inquirenti, hanno acquisito le loro memorie difensive, 10 tra questi sono stati prosciolti per insufficienza di prove; i restanti 12, invece, imputati nel processo la cui prima udienza è slittata al primo marzo 2018.

 

sabato, 18 Novembre 2017 - 10:32
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