Bagnoli, bonifica fantasma: 6 condanne Cento milioni di euro andati in fumo Disposto il dissequestro dei suoli

Bagnoli
Una veduta di Bagnoli
di Manuela Galletta

Cento milioni di euro andati in fumo. Cento milioni di euro stanziati per una bonifica che, sulla carta, avrebbe dovuto riqualificare la zona industriale, martoriata e dimenticata, di Bagnoli. Già, sulla carta. Perché quella bonifica, quel progetto di risanamento tanto strombazzato non è mai avvenuto. Con conseguenti danni all’ambiente. E alla salute di chi, in quell’area, ci viveva e ci vive.
Questo pomeriggio, pochi minuti prima dell’una, i giudici della sesta sezione penale del Tribunale di Napoli (presidente Aliberti) hanno sancito – processualmente parlando – che nella zona dove dove sorgevano gli stabilimenti Italsider ed Eternit c’è stata una bonifica fantasma. Ci sono stati cioè, come sosteneva il pubblico ministero Stefania Buda (promossa da qualche mese a procuratore generale) una serie di interventi che hanno «aggravato l’inquinamento dei suoli» determinando «un pericolo ambientale con immensa capacità diffusiva che coinvolge l’integrità della salute di un numero non individuabile di persone». Sotto il terreno del Parco dello Sport, per dirne una, sono stati sepolti rifiuti tossici: gli inquirenti hanno scoperto le “morchie”, residui gommosi della lavorazione di petrolio. E pensare che in quell’area sarebbe dovuto sorgere un grande parco pubblico funzionale alla pratica di numerosi sport all’aperto con tanto di area destinata a zona campeggio.

Disposte sei condanne, per disastro colposo e truffa
Sei le condanne disposte dal Tribunale, anche se le pene stabilite sono state più basse rispetto a quelle invocate dalla procura. Questo perché è cambiata la fattispecie del reato di disastro ambientale inizialmente contestato. Via la qualificazione di disastro doloso, i giudici hanno stabilito che il disastro fu colposo. Via anche una serie di reati di falso che sono stati inghiottiti dalla prescrizione. In piedi, invece, è rimasto il reato di truffa. Le accuse sono state contestate a vario titolo.
In particolare, il Tribunale ha condannato  a 4 anni Gianfranco Caligiuri, ex direttore tecnico di Bagnolifutura; 3 anni a Sabatino Santangelo, ex presidente di Bagnolifutura ed ex vice sindaco di Napoli; 3 anni ad Alfonso Di Nardo, dirigente Arpac; 2 anni a Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del ministero dell’Ambiente,; 2 anni a Mario Hubler, ex direttore generale della società Bagnolifutura e Giuseppe Pulli, del dipartimento Ambiente del Comune di Napoli.

Sette le assoluzioni stabilite dal Tribunale
Le assoluzioni, invece, sono state disposte – in linea con le richieste del pm – per Rocco Papa (vicesindaco ed ex presidente Bagnolifutura); Carlo Borgomeo (ex direttore Bagnolifutura); e per tecnici e responsabili di laboratorio Daniela Cavaliere, Gaetano Cortellessa, Federica Caligiuri, Antonio Ambretti. Assoluzione anche per la dirigente della Provincia Maria Teresa Celano (difesa dagli avvocati Luca Bancale e Alfonso Furgiuele), nei confronti della quale il pm Stefania Buda aveva invece chiesto la condanna.

Disposto il dissequestro dei suoli, Invitalia: ora subito la bonifica
Il Tribunale, inoltre, ha disposto che gli imputati condannati risarciscano le parti civili del processo, tra le quali il Comune di Napoli e Legambiente: stabilita una provvisionale, il che vuole dire che l’importo reale sarà stabilito in separate sede. Ultimo dato, ma assai rilevante da un punto di vista politico: il Tribunale ha disposto il dissequestro dei suoli. Notizia accolta positivamente dall’amministratore delegato di Invitali, Domenico Arcuri: «Il dissequestro è benvenuto perché’ consente al proprietario dell’area, che in funzione di una norma è Invitalia, di poterla gestire pienamente. Prima dell’estate credo si possa iniziare lavori di progettazione della bonifica».

lunedì, 5 Febbraio 2018 - 14:00
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