Pizzo per le riprese di ‘Gomorra la serie’ Condannato il location manager Aquino: consegnò i soldi al clan Gallo

di Dario Striano

Il paradosso della serie tv Gomorra si consuma in un’aula di Tribunale. A Torre Annunziata. Si consuma per mano di un giudice, Gabriella Ambrosino, chiamato a decidere se due manager della produzione avessero taciuto il pagamento di una tangente in favore della famiglia camorristica Gallo dalla quale la Cattleya prese in affitto la villa usata nella fiction come dimora, in stile Scarface, del boss (cinematografico) Pietro Savastano. Ebbene sì, almeno in relazione a un imputato, il giudice ha riconosciuto che la vicenda – già nota da anni e censurata nel 2014 con la condanna del boss Francesco Gallo fu coperta dall’omertà: poco dopo le tre di oggi pomeriggio, infatti, il giudice ha condannato a sei mesi di reclusione, con il beneficio della sospensione condizionale della pena, l’allora location manager Gennaro Aquino (difeso dall’avvocato Domenico Ciruzzi): ha retto la contestazione, formulata dal pubblico ministero Maria Benincasa, di favoreggiamento nei confronti del ras Francesco Gallo (mai contestata l’aggravante della matrice camorristica). Assolto, invece, Gianluca Arcopinto (difeso dall’avvocato Cesare Placanica), ex organizzatore generale del telefilm, nei confronti del quale invece il pm aveva chiesto la condanna.

La deposizione choc dell’ex local manager:
«Consegnai io i soldi dell’estorsione»
Le motivazioni alla base della sentenza saranno depositate tra novanta giorni, ma a leggere il dibattimento pare evidente che a giocare sulla condanna di Aquino abbia pesato proprio il contenuto delle dichiarazioni rese dall’imputato nella giornata di ieri, 6 febbraio, in occasione dell’ultima udienza del processo. Aquino, pur cercando di minimizzare il suo ruolo nella vicenda estorsiva, ha comunque ammesso di aver consegnato personalmente il denaro ai Gallo frutto dell’estorsione. Ha ammesso, in particolare, di «aver pagato prima cinque mila euro», poi «mille euro», specificando però di «aver ricevuto soldi dalla produzione in una busta gialla» e di aver «sottostato alla richiesta estorsiva soltanto per portare a termine il suo lavoro». Aggiungendo che la situazione in cui si era ritrovato lo aveva «spinto alla depressione» date «le minacce, i danneggiamenti al set e i problemi legati ai tempi delle riprese». La cifra versata da Aquino sarebbe stato il prezzo da pagare per continuare a girare la prima stagione di ‘Gomorra la serie’ nella villa del boss Franco ‘o pesiello, individuata dalla produzione come location perfetta per casa Savastano e messa, dunque, sotto contratto di locazione per 6 mesi. I problemi per le riprese nella sfarzosa abitazione sarebbero sorti all’indomani dell’arresto di Francesco Gallo, reggente della cosca camorristica, nell’ambito della operazione ‘Mano Nera’ che ha decimato il clan nel 2013. Il sequestro della villa e la susseguente gestione dell’immobile affidata ad un amministratore giudiziario «avevano infatti messo in allerta i familiari» del boss che «avevano così bisogno del fitto mensile» tanto da minacciare gli operatori della famosissima serie tv.

Le richieste di condanna del pm accolte a metà
Per Gennaro Aquino era stata chiesta dal pubblico ministero Maria Benincasa la condanna ad un anno e tre mesi; per Gianluca Arcopinto, invece, quella ad un anno e sei mesi. Se da un lato la sentenza di oggi ha completamente ribaltato la richiesta di condanna per l’ex organizzatore generale della prima stagione di ‘Gomorra la serie’, e ha accolto solo parzialmente quella per il location manager, dall’altro rischia di mettere nei guai alcuni tra i pezzi grossi della produzione della Cattleya, sentiti durante il processo. Il giudice monocratico Gabriella Ambrosino, su richiesta del procuratore, ha anche disposto di trasmettere nuovamente gli atti in procura per valutare una possibile falsa testimonianza per Maurizio Tini, Riccardo Tozzi e Giovanni Stabilini. Il pm stamane in fase di replica ha infatti ribadito i tre avrebbero «detto il falso dichiarando di non conoscere le richieste estorsive del clan» così come avrebbero «mentito gli imputati Arcopinto e Aquino per coprire la loro società da una brutta figura».

mercoledì, 7 Febbraio 2018 - 19:11
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