L’uomo che non s’è piegato alle inchieste sacrifica il figlio: De Luca jr si dimette Renzi ritrova finalmente la parola

Vincenzo De Luca, Governatore della Regione Campania

Un passo indietro per «tutelare il mio partito e la mia famiglia». A meno di 24 ore dalla diffusione della video inchiesta di Fanpage su corruzione e rifiuti in cui figura anche Roberto De Luca, il figlio del Governatore esce di scena: nella convention del Pd tenutasi stamattina a Salerno, Roberto De Luca ha annunciato le sue dimissioni da assessore al Comune di Salerno. «Un gesto di serietà», ha commentato finalmente Matteo Renzi, rimasto per tre giorni in silenzio sulla vicenda. A benedire le dimissioni è stato Vincenzo De Luca, al fianco del figlio al momento dell’annuncio.
«Non voglio rappresentare un alibi per nessuno e voglio tutelare il mio partito, l’istituzione che rappresento e la mia famiglia. Ecco perché rimetto il mio mandato al sindaco – ha spiegato Roberto De Luca – E’ un atto doveroso per sottrarre qualsiasi tipo di alibi a tutti quanti e per consentire di proseguire questa campagna elettorale con ancora più slancio e determinazione». Le parole pronunciate dal figlio del Governatore sono chiare e la dicono lunga anche sull’attuale speso specifico di Vincenzo De Luca all’interno del Pd. Il Governatore è in difficoltà, le parole di lodi che Matteo Renzi ha usato in passato a profusione nei suoi confronti sono sparite in un botto. Anzi, in questi difficili tre giorni l’ex premier non ha inteso rilasciare un solo messaggio pubblico di vicinanza allo ‘sceriffo’, lasciando invece che il serpeggiante malcontento di una buona parte del Pd, inclusi pezzi della base napoletana, sull’occupazione del partito da parte dei De Luca venisse fuori. Né può sfuggire quanto accaduto sabato mattina: intervenuto al teatro Sannazzaro per il suo tour elettorale, Renzi ha parlato ad una platea che vantava un assente eccellente: De Luca, appunto.
Ma la conferma che il momento per De Luca non sia particolarmente felice arriva proprio dalla scelta di doversi piegare, ovvero di far piegare il figlio, a un’inchiesta giornalistica e al suo strascico penale, indipendentemente da come finirà. Come De Luca viva il rapporto politica-giustizia è noto a tutti: nel 2015 lo ‘sceriffo’ si candidò alla carica di Governatore della Regione Campagnia con addosso la mannaia della legge Severino per via di un’accusa di abuso d’ufficio relativa alla nomina di un project manager nell’ambito di un progetto per la costruzione di un termovalorizzatore nel Salernitano. Sfidò i rivali, le critiche e poi a colpi di carta bollata pure quella Severino che, una volta eletto, lo voleva sospeso dalla carica. Sino a tirare un sospiro soltanto il 5 febbraio del 2016, quando è stato assolto in Appello da quell’accusa e l’incubo della guerra legale con la Severino si è spenta in un colpo solo. De Luca è andato per la sua strada, opposta a quella della magistratura, anche quando sotto i riflettori della procura è finito Ciro Verdoliva, il general manager del Cardarelli finito ai domiciliari a novembre per abuso d’ufficio e corruzione in relazione ad un appalto. Una volta tornato in libertà, Verdoliva è tornato a lavoro. E che lavoro. Con tanto di dichiarazione pubblica, De Luca gli ha riconsegnato le funzioni di commissario dell’Ospedale del Mare. Un atto di fiducia nei confronti di Verdoliva ma soprattutto il manifesto della linea di pensiero dello ‘sceriffo’ rispetto al rapporto politica-magistratura: la politica non può essere succube della magistratura; un politico indagato che sa di essere innocente ha il diritto di restare al suo posto e di non piegarsi per un avviso di garanzia o per un rinvio a giudizio. La sua storia personale, del resto, lo dimostra. Ecco perché oggi le dimissioni del figlio Roberto fanno più scalpore che mai. Perché nella puntata di sabato della video-inchiesta di Fanpage non emerge alcunché sul conto di Roberto De Luca che faccia immaginare un suo coinvolgimento in una spartizione di tangenti. Il figlio dello ‘sceriffo’ è stato chiamato in causa dal suo commercialista come percettore di una quota ‘nera’, ma solo perché – e questo si vede chiaramente – il finto-imprenditore Nunzio Perrella (infiltrato da Fanpage) era così insistente su Roberto De Luca che il commercialista, per chiudere la trattativa che stava personalmente conducendo, alla terza domanda specifica sulla quota per Roberto risponde seccatamente “sì”. Ciò che emerge dal video è più lo spunto per una riflessione politica sul ruolo dei De Luca rispetto alle dinamiche della politica campana. Ma questa è un’altra storia.

domenica, 18 Febbraio 2018 - 17:15
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