Turnover all’Anm, Minisci è il presidente: apre ai politici e bacchetta le toghe

Francesco Minisci, presidente dell'Associazione nazionale magistrati
di Manuela Galletta

Parla di politica e lancia un segnale distensivo a chi oggi siede in Parlamento, pur avvertendo le nuove istituzioni che le riforme in fieri in materia di Giustizia andrebbero riviste. Dà una carezza alla stampa ma al tempo stesso muove critiche sottili ai giornalisti. Soprattutto si rivolge ai magistrati come lui, ammonendoli sul protagonismo mediatico che accompagna la figura di taluni giudici o pm o sui riverberi che ha il loro ingresso, e soprattuto la loro fuoriuscita, dalle sedi politiche.

Il nuovo presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati Francesco Minisci si presenta con un discorso a 360 gradi sui temi che stanno più a cuore alle ‘toghe’. Ieri mattina il Comitato direttivo centrale, nell’ambito del turnover delle cariche disposto due anni fa in occasione dell’elezione dell’Anm, ha scelto lui come guida del ‘sindacato’. Riconsegnando così ad Unicost, la corrente di maggioranza delle toghe e al tempo stesso quella più moderata, lo scettro del comando. Quarantanove anni, Minisci è pubblico ministero a Roma e vanta trascorsi lavorativi in Calabria: nell’arco della sua carriera si è occupato di importanti inchieste sulla criminalità organizzata, in particolare sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta, ma anche delle inchieste sull’anarco-insurrezionalismo e sull’antagonismo sociale. Chi lo conosce sa che è un mediatore. Chi ha seguito le cronache degli ultimi anni e la vita dell’Anm stessa, sa che a lui è toccato fare da pompiere – in qualità di segretario dell’Anm – quando l’allora presidente Piercamillo Davigo incendiava il clima con dichiarazioni di fuoco all’indirizzo della classe politica.  Non è un caso, dunque, che nel suo discorso di insediamento Minisci si sia rivolto anche ai politici. «L’Anm non ha nemici, l’Anm non è di parte, l’Anm non ha fini politici», dice il pubblico ministero. Assicurando poi, rispetto al nuovo Parlamento che sarà chiamato a trattare le questioni riguardanti la Giustizia, che i magistrati proseguiranno il loro dialogo «senza pregiudizi nei confronti di nessuno, senza collateralismi, ma nello stesso tempo senza corsie preferenziali da parte di nessuno e nei confronti di nessuno». Precisando che l’atteggiamento delle toghe sarà di pura responsabilità: «Nella nostra azione rifuggiremo ogni sterile polemica che non fa bene a nessuno e non ci faremo trascinare in dannose strumentalizzazioni» e «saremo vigili e rigorosi nel garantire il rispetto delle regole e contribuiremo, con alto senso istituzionale, alla ricerca di soluzioni e di interventi che possano migliorare il sistema». La parola d’ordine, dunque, è distensione. Una premessa, forse, per riuscire a convincere le nuove istituzioni a rivedere la riforma delle intercettazioni e la norme sulle avocazioni rispetto alle quali i magistrati storcono il naso. Quella delle avocazioni, puntualizza Minisci, «è una sciagurata norma», «che ben presto creerà un imbuto nel lavoro degli Uffici requirenti di secondo grado e che auspichiamo possa essere oggetto di una necessaria modifica, pena il blocco del sistema». Allo stesso modo, sottolinea, «le recenti modifiche in materia di intercettazioni presentano diversi profili di criticità e di difficile attuazione, tanto da meritare, prima che entrino in vigore, una seria riflessione».

La stessa apertura verso i politici Minisci la dimostra poi nei confronti della stampa, seppur con note critiche. «Mi piace immaginare un rapporto tra la magistratura e la stampa che avvenga alla luce del sole», afferma il pubblico ministero. Salvo poi manifestare in maniera democristiana il proprio disappunto rispetto alla notevole attenzione che i giornalisti rivolgono soprattuto alle inchieste e suggerire ai giornalisti stessi che, su certi temi, occorre fare un passo indietro silenziandone la pubblicazione: «Non vi è dubbio che i cittadini abbiano il diritto di conoscere i fatti di interesse pubblico e che i giornalisti devono poter espletare il loro legittimo, fondamentale e imprescindibile compito di informare. Ma tutti insieme dobbiamo responsabilmente circoscrivere l’ambito di quello che va comunicato e di quello che, di conseguenza, può e deve essere pubblicato». A tal fine lancia la proposta di «attivare un comune percorso di formazione» perché «noi e i giornalisti abbiamo le competenze tecniche e la struttura deontologica per stabilire il perimetro di azione, per fissare dei paletti entro i quali muoverci, per stabilire ciò che deve essere portato a conoscenza dei cittadini e ciò che, al contrario, non è di interesse pubblico e, per questo, non deve essere pubblicato».

Più rigorosa, invece, è la parte del discorso che riguarda i magistrati. Soprattutto quelli che si lanciano in politica. «Sarebbe opportuno rivedere la disciplina del rientro dei magistrati fuori ruolo, attraverso l’introduzione di norme precise e soprattutto predeterminate, tali che sia chiaro, fin dal collocamento fuori ruolo, cosa si potrà fare e cosa non si potrà fare al momento del rientro in ruolo – avverte – Ciò non tanto per favorire o per recare pregiudizio a taluno, al contrario, a tutela di tutti, anche degli stessi interessati, per evitare ogni possibile conseguenza in termini di legittimità delle scelte o anche solo di opportunità delle stesse». C’è spazio, inoltre, per una stoccata verso i magistrati che hanno dispensato o dispensano opinioni su fatti di cronaca. «L’azione della magistratura ha come conseguenza una funzione di deterrenza, perché contribuisce ad evitare il ripetersi di fatti illeciti, ma di certo la magistratura non ha il compito di moralizzare la società o le categorie della società», osserva Minisci. Che sottolinea: «Ogni categoria deve occuparsi della deontologia dei propri appartenenti e la magistratura interviene quando la violazione del codice deontologico di ciascuna categoria costituisce anche reato. Altri compiti di supplenza non sono a noi attribuiti, così come rigettiamo una visione radicale, secondo cui da una parte ci sono i buoni e dall’altra i cattivi».

domenica, 25 Marzo 2018 - 14:33
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