Prima si lancia contro il Santuario, poi invoca il nome di Allah in Tribunale: sospetti su un algerino clandestino

Tribunale Torre Annunziata
di Dario Striano

PompeiPrima la folle corsa, alla guida di una macchina rubata, contro il Santuario di Pompei. Poi, una volta in Tribunale per difendersi dall’accusa del furto dell’auto, invoca il nome di Allah. A 48 ore dal processo a carico di un algerino di 22 anni, in Italia clandestinamente, emergono nuovi particolari sulla storia che ha fatto scattare l’allarme terrorismo nella città degli Scavi e che ha spinto il giudice del Tribunale di Torre Annunziata, chiamato a sovrintendere il processo per direttissima, a disporre la trasmissione degli atti all’Antiterrorismo chiedendo che si vada più a fondo nella vicenda. Prima che il giudice leggesse la sentenza di condanna a 2 anni e 2 mesi di reclusione per furto d’auto e resistenza al pubblico ufficiale, l’algerino, dondolandosi sul suo sediolino ha scandito ad alta voce il nome di Allah. Spetterà adesso all’Antiterrorismo capire se l’algerino abbia realmente collegamenti con l’Isis, se sia stato mosso da insani propositi in base a personali convincimenti, o se più semplicemente, abbia di proposito calcato la mano, per mandare nel panico giudice, pm e forze dell’ordine. Il 22enne è attualmente in carcere. Resta tuttavia il ‘nodo’ dei controlli: l’algerino era destinatario di un provvedimento di espulsione datato ottobre 2016, ma nonostante questo si trovava ancora in Italia.

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giovedì, 29 Marzo 2018 - 07:45
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