L’ultimo affronto a Vincenzo Amendola, ucciso a 18 anni dai suoi migliori amici
La pietra dello scandalo va al processo

Il luogo in cui fu trovato il corpo di Vincenzo Amendola (foto Kontrolab)
di Manuela Galletta

L’articolo completo pubblicato sull’edizione del quotidiano digitale di martedì 10 aprile 2018

___________

Capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo. Il fermaglio tutto brillantinato a fermare la chioma color ruggine. La madre del baby boss di San Giovanni a Teduccio Gaetano Formicola varca l’ingresso principale del Tribunale di Napoli intorno alle nove. Pochi minuti, il tempo di prendere l’ascensore, e raggiunge il secondo livello del palazzo di vetro. Direzione: aula 218. E’ qui che, ieri mattina, si celebra il processo sull’omicidio di Vincenzo Amendola. E’ qui che si celebra il processo che vede imputati per quell’atroce delitto Gaetano Formicola e il suo compare di merende, nonché cugino, Giovanni Tabasco. Formicola è assente per rinuncia, Tabasco invece se ne sta in piedi dietro le sbarre del gabbiotto insieme a Raffaele Morra. Lei, Maria Tarantino, noncurante dell’assenza di suo figlio, se ne sta ad assistere l’udienza. Presente. Come lo fu in occasione della fiaccolata organizzata nel quartiere negli angosciosi giorni in cui Vincenzo Amendola era dato per scomparso. Undici giorni di passione, di dolore per i familiari del ragazzino. Undici giorni di ansia. E Maria Tarantino vi partecipò con quella presenza alla manifestazione che poi tanto fece discutere. Così come fece venire i brividi la pubblicazione da parte di Tabasco sulla sua pagina Facebook di una foto che ritraeva Tabasco insieme ad Amendola, accompagnata da un commento strappalacrime con tanto di emoticon a forma di cuore. Amendola era già morto. Lo sapeva Tabasco, che l’aveva accompagnato all’appuntamento con la morte. E lo sapeva Maria Tarantino, la pietra dello scandalo. La donna a causa della quale un ragazzino di 18 anni si è visto strappare la vita da quelli che credeva essere i suoi migliori amici: Gaetano Formicola e Giovanni Tabasco. Sì, perché l’omicidio di Vincenzo Amendola, come pure ricordato ieri mattina dal pubblico ministero antimafia Antonella Fratello, s’è consumato per via di un gossip: nel quartiere s’era sparsa la voce, e mai si saprà se il chiacchiericcio fosse vero oppure no, che Maria Tarantino avesse intrecciato una relazione con Vincenzo Amendola, che frequentava stabilmente la casa della donna essendo molto amico di Gaetano Formicola. Quella voce mandò in crisi la ‘famiglia’, dal momento che il marito della donna è detenuto in prigione e gli uomini di casa sono ancora oggi considerati personaggi di peso nel mondo della criminalità organizzata di San Giovanni a Teduccio. «C’era la necessità di lavare via l’offesa subita dal capoclan che era detenuto. C’era la necessità di conservare il potere criminale dei Formicola», spiega il pubblico ministero durante la requisitoria tenutasi davanti al giudice per le indagini preliminari Ferrigno del Tribunale di Napoli. Ecco perché Gaetano Formicola, il figlio dell’“offeso”, decide di uccidere l’amico e con esse anche le voci del gossip. Un omicidio atroce, quello di Vincenzo. Ricostruito nei minimi particolari da Gaetano Nunziato, faccendiere per conto del clan e compagno di merende di Formicola e Tabasco. C’era anche lui sul luogo del delitto. C’era anche lui in quella zona di campagna di viale 2 Giugno, quando Tabasco arrivò, in sella allo scooter, in compagnia di Amendola consegnando Vincenzo nelle mani del suo carnefice. C’era anche lui quando Formicola, a sangue freddo, puntò la pistola contro Vincenzo ed esplose il primo colpo di pistola all’indirizzo dell’amico puntando dritto alla testa ma mancando il bersaglio. Il proiettile, il primo, ferì Vincenzo di striscio a una tempia. E lui, Vincenzo, iniziò a piangere. E a supplicare l’amico di non ammazzarlo. Una supplica che Gaetano Formicola, senza cuore e senza anima, non ascoltò. Tanto che sparò di nuovo, stavolta ammazzando quel ragazzino che non aveva mai fatto del male a nessuno. Furono momenti drammatici, che Nunziato ha ricostruito pochi giorni dopo il delitto nel verbale che ha segnato l’inizio della sua collaborazione con la giustizia. Una scelta maturata alla luce del timore di finire ammazzato a sua volta, sempre per mano di Formicola e Tabasco, perché ritenuto ‘debole’ e quindi più sensibile alle sirene del pentimento. E’ grazie a lui, ripercorre il pm, che fu trovato il corpo di Vincenzo. E’ grazie a lui che fu rinvenuta l’arma usata per il delitto (Nunziato la buttò a mare). E’ grazie a lui che Formicola e Tabasco si sono visti piombare addossare l’accusa di omicidio. Un’accusa per la quale adesso rischiano entrambi la condanna all’ergastolo.

mercoledì, 11 Aprile 2018 - 07:00
© RIPRODUZIONE RISERVATA