La passione per il Napoli l’ha salvato. Giuseppe Scafaro, napoletano dei Quartieri Spagnoli e una sfilza di precedenti per rapine di orologi, è stato assolto quest’oggi dai giudici della Corte d’Appello di Venezia dall’accusa di aver messo a segno la rapina di un Rolex nel gennaio del 2017 nella città di Verona. L’assoluzione ha spazzato via la condanna a 11 anni di reclusione che l’uomo aveva rimediato all’esito del dibattimento dinanzi al Tribunale di Verona. Fu una brutta rapina: in due si avvicinarono all’auto guidato da un uomo e gli intimarono di consegnare il prezioso orologio che aveva al polso. Alle titubanze della vittima, uno dei malviventi rivolse la pistola che aveva in mano verso il figlio piccolo della vittima, puntandogliela in testa. A quel punto l’uomo consegnò l’orologio. Pochi mesi dopo l’incriminazione di Scafaro, riconosciuto dalla vittima come uno degli autori della rapina. In primo grado il riconoscimento da parte della vittima superò il primo branco di prova processuale. Quest’oggi, invece, c’è stato il colpo di scena. Gli avvocati Antonio Rizzo e Leopoldo Perone hanno puntato su due aspetti per sostenere l’assoluzione dell’imputato: la sera della rapina era buio ed entrambi i malviventi, per ammissione stessa della vittima, indossavano dei berretti che copriva l’intero volto. Impossibile, dunque, riuscire a riconoscere con certezza gli autori del colpo, benché la parte offesa abbia giurato in più di una circostanza di aver riconosciuto Scafarto per via dei suoi capelli ondulati. A ciò si aggiunge anche un’altra circostanza, la fede calcistica dell’imputato: Scafaro ha sempre sostenuto, sin dalle indagini preliminari, che la sera del 20 gennaio 2017 si trovava a guardare il Napoli insieme ad amici all’interno di un circoletto, e uno degli amici mise anche a verbale la circostanza attraverso lo strumento delle indagini difensive.
lunedì, 23 Aprile 2018 - 17:04
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