Napoli, i bus si fermano sempre di lunedì Svelato il mistero dei disagi: nel week-end manca chi fa la manutenzione

di Danio Gaeta

Si sveglia al mattino, indossa la divisa di Anm e raggiunge il deposito dei mezzi. Poi timbra il marcatempo, si siede e aspetta il pullman da guidare. A volte anche per un intero turno. Sì, perché quando un autista dell’Azienda napoletana mobilità esce di casa per andare a lavoro, non sa quando potrà materialmente prendere possesso del bus che gli è stato assegnato e soprattutto non sa se mai inizierà a guidarlo. E questo succede soprattutto il lunedì mattina, giornata in cui, come per magia, si concentrano i maggiori disagi per i trasporti pubblici sul territorio di Napoli. In questo caso, però, assenteisti e fannulloni non c’entrano. I luoghi comuni sui ‘furbetti’ napoletani, almeno per questa volta, vanno messi da parte. Il problema, quello vero, riguarda la carenza di addetti alla manutenzione dei mezzi al lavoro nel corso dei week-end. Numeri alla mano, secondo i dati forniti dai sindacati di categoria, i meccanici addetti alla sistemazione dei vecchi e malandati autobus di linea che circolano tra Napoli e provincia, in servizio di sabato e domenica, sono solo 4. Il risultato è scontato: la manutenzione dei mezzi che si rompono nei fine settimana slitta al lunedì mattina, i problemi si accumulano e i bus in circolazione diminuiscono. Ai pendolari altro non resta da fare che protestare e contestare. Nel frattempo gli autisti rimango fermi al deposito a girarsi i pollici pur essendo pagati come se stessero svolgendo una normalissima giornata di lavoro. Sia bene inteso: i dipendenti non hanno alcuna colpa. E allora perché non utilizzarli in altri servizi indispensabili come la controlleria? Impossibile: il personale non è formato e non è qualificato per svolgere tale mansione. Con il passare del tempo, il problema dei bus fermi al palo è diventato sempre più drammatico. Al punto che quasi il 50% dei mezzi di proprietà dell’Anm non riesce ad uscire per normali corse e quando è «sulla linea» – come si dice in gergo – rischia di fermarsi strada facendo. Paradosso del paradosso: più è moderno il mezzo in manutenzione, e più rischia di rimanere fermo per diverse settimane. «Nessuno ci sa mettere mano», raccontano i lavoratori. Ecco che in strada ci sono soprattutto pullman vecchissimi sistemati alla meno peggio e rimessi in sesto dai pochi meccanici ancora in servizio.   I dati degli ultimi giorni sono spaventosi. Dei 44 Mercedes Citano a metano di proprietà dell’Azienda, 23 sono fuori servizio. Va ancora peggio agli Irisbus Citeli: degli 8 in circolazione ben 6 sono guasti. Tutti fermi ai box, invece, i 4 pullman di piccole dimensioni che collegano Ercolano con Portici. Difficile la situazione anche dei V400: ne funzionano solo 9 su un totale di 16. Va un po’ meglio ai nuovissimi Otocar Kent: tre vetture su 12 attive non sono circolanti. I numeri sono in continua evoluzione – spiegano i sindacati – anche se spesso cambiano in peggio. «Il parco mezzi di Napoli – spiega Adolfo Vallini dell’Usb – è troppo vecchio. Addirittura il più vecchio d’Italia. La media è di 16 anni a vettura quando in realtà dovrebbe essere di 8 anni. Manca turnover di mezzi e uomini e l’azienda è troppo in difficoltà per affrontare tali problemi. Inoltre a circolare, purtroppo sono i mezzi più vecchi, perché sono anche quelli più semplici da aggiustare in caso di guasti». «Ci vuole un ricambio totale – ha aggiunto – ma è impensabile che Anm si accolli completamente i costi. Dovrebbe intervenire direttamente il ministero dell’Interno e investire». «La Polonia, per dirne una, – ha concluso Vallini – cambia i suoi mezzi ogni otto anni. E chi li compra? Noi a Napoli. Questa cosa è incredibile».

martedì, 24 Aprile 2018 - 18:55
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