Scuola-lavoro, rabbia studentesca: «Sfruttati persino il primo maggio» Collettivi in rivolta a Napoli

Francesca Picci dell'Unione studenti
di Dario Striano

Un paradosso. Il primo maggio, il giorno della festa dei lavoratori, alcuni studenti napoletani nell’ambito del programma alternanza scuola-lavoro sono stati obbligati a lavorare.

La denuncia dell’Unione degli Studenti
Una situazione «inaccettabile» per l’Unione degli Studenti, sindacato che dal 1994 si batte per la difesa degli iscritti agli istituti scolastici di tutta italia. «Costretti a lavorare il primo maggio dalle 9 alle 17 presso l’edificio monumentale di Pio Monte della Misericordia, le studentesse e gli studenti partenopei si presenteranno sul luogo di lavoro con cartelli di protesta per denunciare lo sfruttamento». Chi parla è Francesca Picci, coordinatrice nazionale del sindacato. La giovane nella giornata di ieri ha sottolineato come da Napoli sia arrivata la prima segnalazione di sfruttamento durante la giornata di festa dei lavoratori. Già da Napoli, dove poche settimane fa i ragazzi dei collettivi Vittorio Emanuele e Garibaldi, con slogan e striscioni, erano scesi in piazza a manifestare perché costretti a lavorare durante la domenica delle Palme. “Minacciati” dall’ipotesi del sette in condotta e della non ammissione agli esami di stato. «Con la manifestazione di domani (oggi per chi legge) – ha continuato Francesca Picci – daremo seguito e appoggeremo quella di poche settimane fa organizzata dai licei Garibaldi e Vittorio Emanuele II».

Gli studenti: «Non c’è dignità»
Secondo gli studenti dunque «è inammissibile che le pause didattiche vengano riempite da ore obbligatorie di alternanza scuola-lavoro», e che gli vengano così «negati dei dignitosi tempi di vita». «Ma ancora più grave – ha aggiunto Francesca Picci – è il fatto che si mandino a lavorare gli studenti durante una giornata in cui si ricorda la lotta per la riduzione della giornata lavorativa e in cui si denuncia lo sfruttamento sui luoghi di lavoro».

La nascita di uno sportello
Circostanza – quest’ultima denunciata dal sindacato – che ha spinto alla creazione di un vero e proprio sportello “Sos Alternanza – Primo Maggio” per raccogliere segnalazioni di sfruttamento dal Nord a Sud del Paese. «Per astenerci – ha concluso Picci – dalle attività lavorativa e per denunciare il furto del nostro tempo libero».

Le altre proteste
Uno sportello. Ebbene si, perché non è la prima volta che gli studenti napoletani – ma non solo – sono scesi in piazza per denunciare le ‘storture’ dell’alternanza scuola-lavoro. Aspiranti informatici impiegati per scaricare casse dell’acqua. Periti chimici ridotti a fare le fotocopie. Tutte circostanze denunciate dal collettivo Kaos che ad ottobre 2017, dopo aver raccolto diverse testimonianze, ha organizzato anche una manifestazione di protesta per le strade del Vomero. Un volantinaggio che ha avuto come scenario le sedi di Zara, Banca Intesa San Paolo e Mc Donald’s, nella zona di via Scarlatti. Dove praticamente molti studenti sono stati obbligati a lavorare nell’ambito del progetto introdotto dalla cosiddetta “Buona Scuola”, che dovrebbe consentire agli studenti delle scuole superiori di affacciarsi al mondo del lavoro, attraverso periodi di formazione in aziende più o meno grandi. Ma che spesso, molto spesso, si traduce semplicemente in prestazioni lavorative, o meglio – per dirla con le parole del colletivo Kaos ad Ottobre – «di sfruttamento gratuito e nulla più».

martedì, 1 Maggio 2018 - 08:30
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