Turista stuprata, sfogo dei turisti su Fb L’hotel da sogno diventa un «incubo» Rischio disdette di massa

Abusi
di Dario Striano

L’hotel Alimuri è tra le strutture alberghiere più ‘in’ di Meta di Sorrento. Indicata sui maggiori siti turistici come «l’albergo da sogno in cui poter trascorrere una vacanza indimenticabile in Penisola», dove poter «sentire l’odore del mare e godere di una vista mozzafiato sulla spiaggia». La tragica esperienza denunciata da una turista inglese nell’ottobre 2016 ha di fatto ‘trasformato’ il residence in «un albergo da incubo». Da quando cinque (ex) dipendenti della struttura alberghiera sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Torre Annunziata  – e dunque arrestati dai poliziotti del commissariato di Sorrento – perché accusati di stupro di gruppo ai danni di una 50enne britannica, la pagina Facebook dell’albergo è stata invasa da messaggi di insulti e commenti negativi. «Disdite tutti e fate abbattere questo mostro»: questa è solo una delle frasi con cui i turisti, perlopiù stranieri, hanno commentato i post pubblicati della pagina social ufficiale di “Mar Hotel Alimuri”, l’edificio che Jessica (nome di fantasia), la turista stuprata dal branco, aveva scelto come meta ideale per una vacanza da sogno prima di sprofondare in un incubo. «Mi sembrava di essermi staccata dal corpo e di assistere dal di fuori a quel che mi stava accadendo – così nella denuncia alla polizia del Kent la turista – Nella stanza del personale, dove sono stata portata sotto l’effetto della droga c’erano almeno 10 uomini nudi, tutti molto giovani». Oggi, nonostante la dirigenza dell’hotel – con comunicati e interviste – abbia rimarcato più volte la sua estraneità ai fatti denunciati, e nonostante abbia licenziato in questi 2 anni di indagine tutti i dipendenti accusati, espresso solidarietà alla vittima e annunciato la costituzione come parte civile «laddove la procura decidesse di esercitare la propria azione penale», la sua pagina Facebook continua ad essere oggetto di recensioni negative. Tra cui spicca il commento choc di un’anziana signora di Grinsby – in Inghilterra – che racconta la sua esperienza nell’hotel. E racconta di aver visto un cameriere «fare sesso in mare con un’ospite» di fronte alla sua «famiglia», in quella che doveva essere una zona riservata esclusivamente agli ospiti; e, addirittura, svela i continui «interventi del marito» nei confronti dei «camerieri che importunavano continuamente» la figlia. I camerieri che avrebbero cercato anche «di aggiungere sui social network» la ragazza, «utilizzando i dati della registrazione degli ospiti della struttura». Il post era stato cancellato, ma la donna straniera lo ha pubblicato di nuovo. Non mancano tuttavia i commenti positivi e di solidarietà rilasciati dai turisti che hanno conservato un bel ricordo del loro soggiorno in Penisola sorrentina. Gli stessi post sono stati tempestati immediatamente da risposte dure. E così a chi ha sottolineato che «il brutto comportamento di una sola persona non può rovinare la reputazione di un intero hotel», qualcuno ha risposto: «Uno? veramente erano in dieci». A chi ha scritto di aver «incontrato personale gentile e preparato», c’è chi ha replicato: «Dieci dipendenti stupratori sono un vero record! Consiglio di selezionare il personale con appena appena più cura. Che vergogna». Il tutto mentre venerdì si sono svolti gli interrogatori di garanzia dei 5 lavoratori accusati di stupro di gruppo. Dinanzi al giudice per le indagini preliminari Emma Aufiero, tutti hanno scelto di rispondere alla domenda, ribadendo che non si è trattato di stupro. C’è chi ha ammesso di aver avuto un rapporto sessuale con la donna, ma consensuale. E chi ha invece escluso ogni tipo di contatto sessuale. Dichiarazioni che si scontrano, però, con gli elementi inseriti nel fascicolo di indagine della procura oplontina. Tra cui il referto medico della donna che parla «di ecchimosi nelle zone intime della donna plurime, compatibili con una violenza». E ancora, l’esame tossicologico condotto sui campioni di urine e capelli che ha confermato l’assunzione da parte della turista della cosiddetta “droga da stupro”. Quindi la chat “cattive abitudini”, in cui viene schernita e ripresa la donna stuprata.

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lunedì, 21 Maggio 2018 - 12:25
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