Quella sera del 30 luglio del 2013, a Scafati, una ragazza rischiò di rimanere sfigurata a vita per mano del suo fidanzato. O, peggio ancora, di fiore ammazzata. Quella sera del 30 luglio Michele Napolano, che di anni all’epoca ne aveva 24, raggiunse la donna nel bar dove lavorava e la aggredì alle spalle: «Mi cosparse benzina addosso», raccontò lei. Versione confermata dalla presenza di benzina tra i capelli. Ma per chissà quale ragione Napolano non andò oltre. Lei riuscì a salvarsi scappando in casa dei vicini.
A cinque anni di distanza si è chiuso, dinanzi ai giudici della Corte d’Appello, il processo di secondo grado a carico di Michele Napolano: nei giorni scorsi l’uomo è stato condannato a tre anni di reclusione, 12 mesi in meno rispetto alla sentenza emessa nel settembre del 2014 all’esito del primo grado. I giudici hanno confermato la sentenza per i reati di stalking e porto d’arma bianca; già in primo grado venne escluso il reato di tentato omicidio che inizialmente era stato contestato. Il reato di stalking poggiava sulle continue pressioni che il ragazzo faceva ai danni della (ex) fidanzata, con ripetute telefonate nel cuore della notte e minacce.
—>>> Leggi anche:
lunedì, 18 Giugno 2018 - 13:48
© RIPRODUZIONE RISERVATA