Stop musei gratis e bonus cultura Bonisoli a Napoli rottama Dario Franceschini

Il ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli (foto Kontrolab)
di Serena Finozzi

Dal bonus cultura per i 18enni «pensato come uno spot elettorale» alle domeniche gratis al museo che «andavano bene come lancio pubblicitario»: non ha mancato di punzecchiare il precedente governo a guida Pd il ministro per i Beni e le Attività culturali, Alberto Bonisoli (Cinque Stelle), ieri alla Biblioteca Nazionale di Napoli per presentare l’acquisizione di tre epistole di Giacomo Leopardi e per visitare il complesso dei Girolamini. Parlando del bonus cultura, il ministro in quota 5 Stelle ha spiegato che «avrebbe dovuto confermarlo il governo precedente» e che «il Consiglio di Stato ha decretato che serviva un intervento normativo per salvarlo». Ma ha anche rassicurato quanti accusano il governo giallo-verde di essersi dimenticato della Cultura e dei giovani che «nel 2019 faremo un discorso più complesso per incentivare i giovani a consumare cultura. In ballo c’è l’identità delle nuove generazioni. Se non ce ne occupiamo l’unica alternativa resteranno le sale dei videogiochi».

Stop alle domeniche gratis al museo, Pd sulle barricate
Quanto all’iniziativa delle domeniche gratis al museo, Bonisoli ha assicurato che «dopo l’estate saranno abolite. Andavano bene come lancio pubblicitario – ha aggiunto – ma, se continuiamo così, a mio avviso andiamo in una direzione che non piace a nessuno». L’idea sarebbe quella di lasciare carta bianca ad ogni sito culturale. «Lasceremo maggiore libertà ai direttori dei musei – ha spiegato – Se la domenica gratuita è una libera scelta, allora non ci vedo nulla di male. Ma se c’è un obbligo non funziona». Sulle barricate il Pd a partire proprio da Dario Franceschini, ex ministro dei Beni culturali. «Le domeniche gratuite sono un fatto culturale e sociale che ha coinvolto circa 10 milioni di persone dall’estate del 2014 ad oggi, centinaia di migliaia da sud a nord ogni volta, gran parte delle quali è andata in un museo per la prima volta nella vita portandoci i figli o i nipoti, gran parte dei quali ha provato la gioia di poterlo fare senza gravare su un bilancio familiare difficile e pieno di cose da sacrificare – ha detto Franceschini – Le prime domeniche del mese hanno trainato l’aumento dei visitatori a pagamento, hanno avvicinato i cittadini ai musei delle loro città, hanno convinto comuni e privati a uniformarsi all’iniziativa coi loro musei». Di qui l’appello a Bonisoli affinché torni sui suoi passi: «Ci ripensi – ha concluso Franceschini – Le cose giuste e che funzionano non hanno colore politico. Non faccia pagare un desiderio di discontinuità politica alla cultura e agli italiani». A fare quadrato intorno a Franceschini anche i dem Vanna Iori, per cui «questo governo continuala distruzione sistematica di quanto di buono fatto dai governi del Pd», Andrea Marcucci che parla de «l’ultima castroneria di un governo confuso», Simona Malpezzi per cui « questo esecutivo non è in grado di produrre un provvedimento degno di nota» ed Ernesto Magorno che ha definito la decisione del ministro «un’ulteriore prova del cambiamento in peggio che sta avvenendo in Italia».

Musei, direttori stranieri? Il ‘ni’ di Bonisoli
Nel corso del suo intervento, Bonisoli ha parlato anche dell’organizzazione dei siti culturali a partire dal provvedimento che ha posto direttori stranieri alla guida di musei italiani. In proposito, «se l’alternativa è tra un italiano frequentatore di terrazze romane e un ragazzo bravo che non ha il passaporto italiano ma conosce il nostro sistema museale e la lingua, scelgo il secondo. Detto questo – ha aggiunto – dobbiamo anche smetterla di essere provinciali e puntare sullo straniero solo perché è straniero. Diamo spazio al merito senza perderci nei cliché». Alle affermazioni del ministro ha piccatamente replicato Francesco Giro, senatore di Fi. «Il ministro chieda scusa ai tanti funzionari e dirigenti del suo Ministero che non frequentano, come lui incredibilmente sostiene, ‘le terrazze romane’, ma ogni giorno difendono il nostro straordinario patrimonio culturale ricevendo ben poco in cambio. Il ministro – ha aggiunto Giro – ci ha ormai abituato ad un linguaggio dei luoghi comuni e delle ovvietà. Ma così rischia di non muovere foglia su ciò che ha fatto il suo pessimo predecessore (immobilismo totale) e di dire cose surreali e incomprensibili».

La carenza di personale, priorità assunzioni
Altro discorso quello relativo alla carenza di personale nei beni culturali italiani, carenza che il ministro ha definito «scandalosa. Le strutture statali sono anoressiche, l’età media del pubblico impiego arriva a 54 anni. Nei prossimi anni ci saranno migliaia di pensionati, dobbiamo reagire per tempo. La priorità – ha detto – è un piano di assunzioni capace di creare lavoro per migliaia di laureati. Sui tempi vorrei procedere gradualmente: un primo concorso nel 2019, l’altro nel 20-’21 e poi a seguire. Abbiamo bisogno di concorsi regolari e non di soluzioni ‘creative’. Si tratta di rimettere in moto la meritocrazia. I concorsi avranno una base territoriale forte».

mercoledì, 1 Agosto 2018 - 12:21
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