La Cina lo accusa di frode fiscale e gli vieta il rientro in patria: l’italiano Sonzogni ‘prigioniero’ da 8 mesi | La storia


In Italia non può tornare, pur volendolo. Perché in Cina, dove è stato bloccato per via dell’accusa di una presunta evasione fiscale di 4 milioni di euro, gli hanno notificato un provvedimento di espatrio. Valentino Sonzogni, imprenditore bergamasco, si trova in un vero e proprio limbo. «Non conosce la lingua e non può lavorare. Vive grazie ai soldi che gli manda la famiglia. Temiamo anche per la sua salute, perché non ha assistenza sanitaria», racconta Carlotta Plebani, un’amica di Sonzogni.

Venerd’ scorso, 3 agosto, amici e familiari hanno raggiunto la sede del Consolati cinese di Milano e hanno inscenato un sit-in. In mano stringevano le foto di Sonzogni e striscioni con scritto ‘Vale libero’ e ‘Sonzogni Vale’. L’appello alle diplomazie di Italia e Cina è di ‘sbloccar’ al più presto la situazione, in modo che possa finalmente tornare a casa. «Valentino sta vivendo una situazione molto dura, sia dal punto di vista economico sia da quello psicologico. E’ bloccato in Cina, ha il passaporto ma non può lasciare il Paese. Dopo otto mesi non vediamo una via d’uscita. Il suo sembra un esilio forzato», ha spiegato Alessandro Sonzogni, il fratello. Gli amici chiedono alle autorità cinesi «un atto di giustizia e umanità»: «Valentino è vittima di una truffa che sta distruggendo ogni aspetto della sua vita. Chiediamo alle autorità cinesi che ponga fine a questa misura restrittiva della sua libertà personale». L’appello è stato messo nero su bianco su un volantino. Al presidio hanno partecipato anche i sindaci di Almè, Comune di residenza di Sonzogni, e di Zogno, dove abitano i familiari, entrambi con la fascia tricolore. «Abbiamo chiesto di essere ricevuti dal Console cinese ma ci hanno risposto che oggi (ieri per chi legge, ndr) non è presente. Un funzionario ci ha spiegato che sono al corrente della situazione di Sonzogni e che le diplomazie si stanno muovendo, ma restiamo preoccupati», ha riferito il sindaco di Almé, Massimo Bandera, uscendo dal Consolato insieme con il primo cittadino di Zogno, Giuliano Ghisalberti. «La nostra presenza qui è per rafforzare la richiesta di attivare tutti i canali diplomatici possibili per risolvere una situazione che si è protratta per troppo tempo, nei confronti di una persona che è abbandonata li’, sola e senza punti di riferimento», hanno dichiarano i due sindaci.

venerdì, 10 Agosto 2018 - 17:12
© RIPRODUZIONE RISERVATA