Si è tolto la vita uccidendosi con la pistola d’ordinanza nel parcheggio adiacente il carcere di San Gimignano (in provincia di Siena) dove prestava servizio. E’ accaduto l’altro giorno. La vittima è un agente della Polizia penitenziaria. Aveva circa 30 anni.
«Sembra davvero non avere fine il mal di vivere che caratterizza gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, uno dei quattro Corpi di Polizia dello Stato italiano», commenta Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe.
«Siamo sconvolti. Sono ancora oscure le cause che hanno portato l’uomo al tragico gesto, ma se è importante evitare strumentalizzazioni è fondamentale e necessario è comprendere e accertare quanto hanno eventualmente inciso l’attività lavorativa e le difficili condizioni lavorative nel tragico gesto estremo posto in essere dal poliziotto», aggiunge Capace. Il segretario generale del Sappe si sofferma poi sui numeri dei suicidi tra gli agenti della Penitenziaria: «Negli ultimi 3 anni si sono suicidati più di 55 poliziotti e dal 2000 ad oggi sono stati complessivamente più di 110, ai quali sono da aggiungere anche i suicidi di un direttore di istituto (Armida Miserere, nel 2003 a Sulmona) e di un dirigente generale (Paolino Quattrone, nel 2010 a Cosenza). Quel che è certo è che sui temi del benessere lavorativo dei poliziotti penitenziari l’Amministrazione Penitenziaria continua ad essere in grave affanno e in colpevole ritardo, senza alcuna iniziativa concreta. I poliziotti continuano a suicidarsi, l’Amministrazione Penitenziaria non mette in campo alcuna concreta iniziativa per contrastare il disagio lavorativo e dare un sostegno a chi è in prima linea nelle carceri».
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lunedì, 13 Agosto 2018 - 10:43
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