Morire sul lavoro, la strage silenziosa:
400 vittime in appena otto mesi
L’appello di Speranza (LeU) al Governo

incidente lavoro
Un incidente sul lavoro (foto Kontrolab)
di Serena Finozzi

Da Fermo a Potenza, passando per Frosinone, Vibo Valentia, Verona, Aosta, Carrara e Arezzo: la piaga delle morti bianche corre da Nord a Sud del Paese. In soli tre giorni l’Italia conta cinque morti e due feriti gravi sul posto di lavoro. Una strage silenziosa che continua, inesorabile, a spezzare vite, sogni e speranze. Morti che non fanno lo stesso rumore di tragedie come quella di Genova o di Civita ma che hanno un peso uguale, se non maggiore, se si guarda al numero delle vittime che, giorno dopo giorno, decesso dopo decesso, restituisce l’immagine di un paese in cui la sicurezza sui luoghi di lavoro resta un’utopia. A puntare il dito contro il Governo, reo di dimostrare di avere altre priorità rispetto alla tutela dei lavoratori è Roberto Speranza, coordinatore nazionale di Mdp e deputato di Liberi e Uguali: «400 vite umane spezzate sul lavoro da inizio dell’anno. Quattrocento. E’ una vera e propria strage. Dovrebbe essere la priorità assoluta per qualsiasi governo – prosegue Speranza – invece, Salvini & C non se ne occupano. Sono impegnati in queste ore ad intrattenere il pubblico sequestrando oltre 170 persone sulla nave italiana Diciotti nel porto di Catania. Ancora solo propaganda sulla pelle della povera gente per sfuggire alle loro vere responsabilità». Quattrocento morti sul lavoro da inizio anno, cinque dall’inizio di questa settimana. Nella sola giornata di martedì sono stati in quattro a perdere la vita. A Massa Carrara un portuale di 39 anni è morto dopo essere rimasto schiacciato da un carrello elevatore in manovra al porto, durante le operazioni di scarico di una nave. In provincia di Arezzo, invece, a Monte San Savino, la vita di un operaio di 33 anni originario di Pescocostanzo si è fermata mentre l’uomo lavorava ad un impianto elettrico. E’ rimasto folgorato. Inutile la corsa in ospedale. La terza vittima è un 62enne, operaio, caduto dal tetto di un capannone industriale a Castrocielo, in provincia di Frosinone, mentre eseguiva alcuni interventi di manutenzione. L’uomo, operaio regolare, lavorava per una ditta esterna. Secondo quanto ricostruito, è scivolato da un’altezza di circa 7 metri. Aveva 51 anni, infine, un operaio di Lauria, in provincia di Potenza, morto mentre lavorava nella stazione ferroviaria di Joppolo, Vibo Valentia, a causa dell’esplosione di un tubo ad alta pressione. Soccorso dai medici del 118, per l’operaio non c’è stato niente da fare. Nemmeno 24 ore prima, nella giornata di lunedì, la morte ha bussato alle porte di Torre San Patrizio, in provincia di Fermo, portando con sé un imprenditore di 63 anni di Montegranaro rimasto schiacciato dal trattore con il quale stava lavorando un campo di sua proprietà. L’uomo, secondo quanto ricostruito, è caduto dal mezzo che stava procedendo in discesa in un tratto del campo piuttosto ripido. Dopo l’incidente il trattore ha proseguito la sua corsa fino alla fine dell’appezzamento di terreno. E il bilancio di questa settimana potrebbe ancora aggravarsi: critiche le condizioni di un 48enne di Colognola ai Colli, in provincia di Verona, caduto al suolo da un’altezza di 10 metri in seguito al cedimento di un lucernario del tetto del capannone dove l’uomo si trovava per eseguire alcuni lavori. Socio proprietario della ditta in cui è avvenuta la tragedia, il 48enne ha riportato gravi lesioni ed è stato trasportato con l’elicottero del 118 a Verona all’ospedale di Borgo Trento. E’ ricoverato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Parini di Aosta un operaio torinese di 48 anni che, sempre nella giornata di martedì, è precipitato per circa 3 metri dall’impalcatura di un cantiere all’interno di un albergo. La ditta per cui l’uomo lavora stava eseguendo degli interventi di ristrutturazione della struttura ricettiva quando, per cause ancora in corso di accertamento, è avvenuto l’incidente. «E’ indegno di un paese civile avere un bollettino di guerra di queste dimensioni – hanno commentato Annalisa Nocentini, Franco Borghini e Michele Panzieri, sindacalisti della Uil Toscana, tra le regioni che, dall’inizio dell’anno, hanno maggiormente pagato il prezzo della strage delle morti bianche – Sono già oltre 30 le vittime sui luoghi di lavoro in Toscana dall’inizio del 2018. Numeri devastanti che testimoniano come non si possa davvero perdere altro tempo per mettere in campo tutte le nostre forze per arginare il fenomeno. Come abbiamo più volte sottolineato – hanno aggiunto i rappresentanti sindacali – serve l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro, su cui la Uil a livello nazionale a cominciare dal segretario generale Carmelo Barbagallo, ha più volte insistito. E allo stesso tempo serve un investimento serio e concreto sulla formazione dei lavoratori. Perché siamo convinti che la prevenzione passi innanzitutto da lavoratori adeguatamente formati e a cui vengono applicati giusti contratti così come previsto dai contratti collettivi nazionali». Di «estate nera» parla invece Francesco Mingrone, segretario generale della Ust Cisl Magna Graecia, commentando il drammatico trend registrato in Calabria. «Nel giro di pochi mesi – ha detto – sono stati registrati diversi incidenti sul lavoro. Crotone, Settingiano, Borgia e Gimigliano sono stati i comuni teatro della terribile morte di operai. Ora Joppolo. Come in quelle circostanze ancora oggi ribadiamo la necessità di intervenire sul piano della sicurezza nel mondo del lavoro. Non è accettabile pensare che ci siano mogli, madri e figli che non vedono tornare a casa i loro cari morti sul lavoro. Si tratta di tragedie che distruggono interi nuclei familiari. Fatti a cui dobbiamo dire basta. Intervenendo. Discutendo. Ed adottando, insieme a tutti gli organi competenti, le misure necessarie perché fatti del genere non debbano più accadere. Diversamente non potremmo considerarci una società evoluta».

venerdì, 24 Agosto 2018 - 13:00
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