Le ha reciso la carotide e l’ha uccisa: l’autopsia smentisce l’ex amante di Manuela Bailo, le bugie sulla dinamica

Manuela Bailo, uccisa dall'ex amante
di Serena Finozzi

Adesso hanno un corpo su cui piangere i familiari e gli amici di Manuela Bailo, la 35enne di Nave, in provincia di Brescia, scomparsa da casa il 28 luglio scorso e trovata senza vita il 20 agosto, sepolta nel cortile di un cascinale ad Azzanello, nel Cremonese. Ad indicare agli inquirenti il luogo in cui il corpo di Manuela è stato ritrovato fu Fabrizio Pasini, ex amante della vittima, reo confesso dell’omicidio. La Procura, venerdì pomeriggio, ha firmato il nullaosta per la sepoltura della donna, i cui funerali saranno celebrati alle 16 di domani nella parrocchia di Nave. Intanto il gip ha convalidato il fermo di Pasini, collega di Manuela presso il Caf Uil di Nave, disponendone la custodia in carcere. E’ accusato di omicidio volontario e di occultamento del cadavere. La versione dei fatti fornita dall’uomo si è progressivamente sgretolata sotto il peso della verità delle risultanze investigative. Pasini, interrogato dagli inquirenti, ha sempre negato la volontarietà dell’atto. Ha parlato di ‘incidente’ sin da subito, dalla notte di domenica scorsa quando, dopo essere tornato dalla Sardegna (dov’era stato in vacanza per due settimane con la moglie e i figli), a lungo interrogato, ha ceduto e confessato di aver ucciso Manuela e di aver abbandonato il suo cadavere nel cortile di un cascinale. «Abbiamo litigato, ci siamo spinti ed è caduta dalle scale», è la versione di Pasini. Ma «sui gradini non è stato trovato sangue», ha spiegato invece il sostituto procuratore Francesco Milanesi a seguito del sopralluogo della Scientifica nell’abitazione dei genitori di Pasini, ad Ospitaletto. E’ lì, in quella casa, che Manuela è morta. Non, però, cadendo dalle scale dove il luminol non ha restituito tracce di sangue. Una ferita alla testa è stata riscontrata dal medico legale ma, ha spiegato il procuratore capo di Brescia, Tommaso Buonanno, quella ferita «non è stata determinante per la morte. La morte di Manuela è avvenuta attraverso un’arma da taglio che ha comportato la recisione della carotide». Non solo. Per il procuratore bresciano, Pasini «ha avuto una lucidità mentale in netta contrapposizione con l’ipotesi dell’incidente. Si è preso tutto il tempo – ha aggiunto – per impacchettare il corpo della ragazza e trasportarla nel Cremonese, dove già aveva individuato il luogo dove occultare il cadavere». Senza contare il tentativo di depistaggio fatto dall’uomo nei giorni immediatamente successivi il delitto, quando l’uomo inviò alcuni messaggi dal telefonino dell’ex amante ai genitori di lei, agli amici e colleghi nel tentativo di far credere che Manuela fosse ancora viva. La 35enne, invece, era già morta. Lo era dall’alba di domenica 29 luglio (l’ora della morte si colloca tra le 4 e le 6 del mattino). Si era allontanata dalla sua abitazione a Nave il pomeriggio del giorno prima, di sabato 28 luglio. Aveva incontrato Pasini e, secondo il racconto fornito da lui, erano andati a casa dei genitori di lui per vedere un film. Poi ci sarebbe stato un litigio: la donna si sarebbe arrabbiata per un tatuaggio che l’uomo aveva già fatto e che invece avrebbero dovuto fare insieme. Alle 3:57 Manuela era ancora viva. E’ a quell’ora, infatti, che le telecamere all’esterno della villetta di Ospitaletto la riprendono in compagnia di Pasini di ritorno dall’ospedale dove lui si era fatto visitare in seguito ad una caduta in casa. Da allora, dalle 3:57, il nulla fino alle 6:15, quando le telecamere riprendono ancora una volta l’uomo salire in macchina – ma da solo – in ciabatte e a torso nudo, per tornare a casa dalla moglie.

lunedì, 27 Agosto 2018 - 11:23
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