Cucchi, cade il velo della vergogna di Stato Carabiniere confessa: «Schiaffi e calci in faccia, l’hanno pestato due militari»

Stefano Cucchi
di Manuela Galletta

Una prima spinta. Poi lo «schiaffo in faccia», che fu talmente violento da provocare «rumore», e un colpo col piede all’altezza dell’ano. E, quando Stefano Cucchi era ormai a terra, «un calcio in faccia». Un’aggressione immotivata e brutale, tanto da spingere uno dei carabinieri che vi stava assistendo ad alzare la voce, a provare a difendere dai suoi stessi colleghi quel 31enne che già la droga aveva ridotto ad una larva umana: «Gli dissi ‘basta, che c…fate, non vi permettete».
Davanti ai giudici della prima sezione della Corte d’Assise di Roma, la verità incontestabile sulla morte di Stefano Cucchi arriva quando nessuno se l’aspettava più. Arriva nell’udienza di ieri mattina, non appena i giudici concludono l’appello delle parti e danno la parola al pubblico ministero Giovanni Musarò. Il carabiniere Francesco Tedesco – comunica il magistrato – ha reso dichiarazioni accusatorie nei confronti degli altri imputati rispetto alla morte di Stefano Cucchi. E’ la svolta che segna la direzione del processo: Tedesco è sotto accusa per la morte di Stefano e quella maledetta notte, la notte del pestaggio che portò al decesso del geometra, era lì e vide ogni cosa. Testimone diretto di una vergogna di Stato che era diventata troppo pesante da essere taciuta ancora. In aula cala il gelo. Gli occhi di Ilaria Cucchi, che in questi nove anni non ha mai smesso di pretendere la verità sulla fine del fratello, si appannano di lacrime, poi la donna si scioglie in abbraccio sulla spalla dell’avvocato Fabio Anselmo. «Il muro è stato abbattuto», scrive lei subito dopo su Facebook. E’ così. Il 20 luglio scorso Francesco Tedesco ha deciso di rivolgersi alla magistratura e ha reso poi tre successivi interrogatori nei quali ha ripercorso gli interminabili minuti del pestaggio avvenuto il 15 ottobre del 2009 nella caserma Casilina dove Stefano era stato portato dopo essere stato trovato con 28 grammi di hashish. Un pestaggio avvenuto nel mezzo di una lite verbale tra Cucchi e uno dei carabinieri che lo tenevano in custodia. «Cucchi e Di Bernardo ricominciarono a discutere e iniziarono a insultarsi, per cui Di Bernardo si voltò e colpì Cucchi con un schiaffo violento in pieno volto. Allora D’Alessandro diede un forte calcio a Cucchi con la punta del piede all’altezza dell’ano. Nel frattempo io mi ero alzato e avevo detto: ‘Basta, finitela, che ca..o fate, non vi permettete’. Ma Di Bernardo proseguì nell’azione spingendo con violenza Cucchi e provocandone una caduta in terra sul bacino, poi sbatté anche la testa. Fu un’azione combinata». Un’azione sulla quale Francesco Tedesco ha però taciuto per nove anni, coprendo i colleghi e lasciando che le colpe e le accuse ricadessero su innocenti agenti della Polizia penitenziaria (processati ma assolti). Un silenzio lungo, lunghissimo che Tedesco ha pure provato a spiegare («All’inizio avevo molta paura per la mia carriera, temevo ritorsioni e sono rimasto zitto»), aprendo così una finestra sulla responsabilità degli altri due carabinieri che sono imputati ma per altri reati collegati alla vicenda. Roberto Mandolini, il maresciallo che allora era il comandante della stazione Appia e che era già stato accusato da un altro militare (Roberto Casamassima, estraneo ai fatti) di essere a conoscenza del pestaggio, avrebbe intimato a Tedesco di mentire ai pm su quanto accaduto in caserma non appena venne aperta la prima inchiesta sul decesso di Cucchi. «Mi disse: ‘tu gli devi dire che stava bene, gli devi dire quello che è successo, che stava bene e che non è successo niente…capisci a me, poi ci penso io, non ti preoccupare… (…) Quando dovevo essere sentito dal Pm, il maresciallo Mandolini non mi minacciò esplicitamente ma aveva un modo di fare che non mi faceva stare sereno». (L’articolo prosegue sull’edizione del quotidiano digitale di venerdì 12 ottobre; il giornale è accessibile solo su abbonamento e si legge solo da pc, tablet o cellulare. Il quotidiano digitale ospita approfondimenti, analisi e commenti. Per abbonarsi basta accedere alla sezione ‘Sfoglia il Quotidiano’. Provalo per un mese al costo di 10 euro e poi scegli se rinnovarlo oppure no)

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giovedì, 11 Ottobre 2018 - 23:13
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