Una bomba carta è stata fatta esplodere nella notte contro la sede della Lega di Ala, nel Trentino meridionale, una delle tappe del tour del ministro dell’Interno Matteo Salvini che oggi sarà impegnato in Trentino in vista delle elezioni provinciali del 21 ottobre. L’esplosione ha mandato in frantumi i vetri delle finestre e della porta d’ingresso della struttura. Sul pavimento la scritta ‘Ancora fischia il vento’, con riferimento alla canzone intonata dai partigiani durante la Resistenza. Due le persone fermate e denunciate dai carabinieri per il gesto intimidatorio. Corale e immediata la solidarietà al Carroccio dal mondo politico e sindacale. Solidarietà anche dall’Anpi Alto Adige che ha espresso la «più forte e severa condanna per l’attentato di Ala. Coloro che ripropongono oggi la violenza e la logica delle bombe – ha sottolineato il presidente dei partigiani bolzanini, Guido Margheri – sono contro la democrazia e la convivenza civile e non hanno niente a che vedere con le lotte democratiche antifasciste e antirazziste, tantomeno, con gli ideali della Resistenza». E mentre il senatore leghista e vicepresidente del Senato Roberto Calderoli ha commentato l’accaduto parlando del rischio di un ritorno agli anni di piombo, Salvini non si è lasciato scappare l’occasione per riaccendere la miccia dello scontro con i centri sociali. Una miccia accesa da ambo le parti, una miccia che probabilmente c’è sempre stata sulla scorta di divergenze ideologiche e che è si è fatta più minacciosa dalla nascita del governo giallo-verde. Una guerra annunciata e dichiarata ai centri sociali dal vicepremier anche con il ‘decreto Salvini’ sugli sgomberi degli occupanti abusivi di case e immobili. Un decreto che tocca direttamente i collettivi che non hanno mancato, da Milano a Napoli, di ‘ringraziare’ il ministro dell’Interno con manifestazioni e contestazioni di piazza. E oggi, ancora, Salvini ha ritenuto opportuno gettare benzina sul fuoco e ribadire la sua ‘simpatia’ per i collettivi che guardano a sinistra precisando che «dal nostro punto di vista un Trentino più tranquillo passa anche attraverso la chiusura di alcuni centri sociali che portano poco allo sviluppo della realtà». E ancora: «Chi tira bombe non è un anarchico ma un cretino che deve passare un po’ di tempo in galera».
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sabato, 13 Ottobre 2018 - 15:20
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