Torino, tragedia di piazza San Carlo: comincia l’udienza preliminare, il lungo appello dei soppravvissuti | I racconti


Il lungo appello delle parti offese: 1500 in tutto. E poi l’appello degli imputati, tra i quali spicca anche il sindaco di Torino, Chiara Appendino (Cinque Stelle). Si è aperta poche ore fa l’udienza preliminare sui fatti di piazza San Carlo, su quella folle notte del 3 giugno del 2017 cominciata con la proiezione su maxischermo della finale di Champions League e finita, a causa di un gruppo di delinquenti e imbecilli, con le immagini impressionanti di persone in fuga, persone cadute a terra e letteralmente calpestate da una folla impaurita. Finita con la morte di Erika Pioletti (38 anni), rimasta schiacciata dal peso dei corpi che le passavano sopra. Finita con i danni permanenti riportati da Marisa Amato, rimasta paralizzata.
L’udienza si sta celebrando nell’aula bunker delle Vallette davanti al gup Maria Francesca Abenavoli. Le persone imputate sono 15. Sotto accusa il sindaco Appendino, il suo ex capo di gabinetto Paolo Giordana e l’allora questore Angelo Sanna. Per tutti le accuse contestate dai pubblici ministero Vincenzo Pacileo e Antonio Rinaudo è di omicidio, lesioni e disastro colposo in relazione alle carenze di organizzazione e di gestione che, a loro giudizio, accompagnarono la serata in piazza. Sono 246 le richieste di costituzione di parte civile (245 singole e una dell’associazione dei consumatori Udicon) avanzate al gup. La prossima udienza è stata fissata al 30 novembre. Non hanno fatto richiesta di costituirsi parte civile i familiari di Erika Pioletti.
Quella sera, nel corso della proiezione della partita Juventus-Real Madrid (che si sta giocando a Cardiff), quattro ragazzi – così come viene poi ricostruito dalla procura – decidono di approfittare dello scoramento dei tifosi bianconeri (la ‘Vecchia Signora’ stava perdendo 3-1) per compiere una rapina con uno spray urticante. Uno di loro spruzza lo spray, che colpisce alcune delle persone che gli erano vicini. Le persone colpite, prese dal panico, iniziano a correre e a gridare. In pochi istanti è l’inferno. Le migliaia di persone in piazza iniziano a fuggire tutte. Si sentono anche dei rumori. Forse transenne che cadono perché spinte. Fatto sta che in quel momento di delirio, tutti pensano al peggio. Pensano a un attentato. E ciascuno prova a salvarsi. A scappare. Si corre. Si spinge. C’è la ressa. Alcune persone cadono. E vengono travolte dalla folla che scappa. Come Erika, che scivola sotto i piedi della calca. Morirà 12 giorni dopo in ospedale per le ferite riportate. Alessandro, 55 anni, era accanto a Erika, l’ha vista cadere. E questa mattina in aula si è presentato anche a lui. A raccontare ai cronisti l’inferno di quella notte, a raccontare cosa è accaduto a Erika e cosa sarebbe accaduto anche a lui se un ‘angelo’ non l’avesse aiutato. «Era accanto a me, l’ho vista cadere e sbattere il viso, poi sono caduto anch’io, se non fosse per un ragazzo che mi ha trascinato via forse avrei fatto la sua stessa fine. Ora soffro di attacchi di panico, non riesco neppure a salire sulla metro se c’è tanta gente, così come evito i centri commerciali affollati. Spero si faccia giustizia per tutta le persone che di sono fatte male», ha raccontato.
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martedì, 23 Ottobre 2018 - 13:12
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