Caivano, il figlio del boss in gonnella: «Ho iniziato che avevo 14 anni con 10 grammi di hashish, ora vengono 80 chili di erba»

Parco Verde di Caivano
Uno scorcio del Parco Verde di Caivano (foto Kontrolab)
di Laura Nazzari

«Lo sai come ho iniziato? Io ho venti anni… Ho iniziato che avevo 14 anni con 10 grammi di hashish». E ora, ora «a settembre vengono 80 chili di ‘erba’… poi trattiamo anche l’hashish.. se vuoi… l’hashish è buono».

Nelle parole di Domenico Sabatino, classe 1995, intercettate il 2 luglio del 2016, c’è un pezzo di storia del business illecito della droga gestito nel Parco Verde di Caivano da Rosa Amato detta ‘a terrorista e dai eredi. C’è la storia di una ‘famiglia’ criminale che tramanda di madre in figlio i controvalori del malaffare, c’è la storia di una ‘famiglia’ che controlla non solo le piazze di spaccio che insistono in quel rione di edilizia popolare dimenticato da Dio ma rifornisce anche ‘esterni’ di grossi quantitativi di stupefacenti.

L’intercettazione è una delle migliaia che costituiscono l’ossatura dell’inchiesta che stamattina è sfociata nell’esecuzione di 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere, mentre altri due indagati non sono stati trovati (per leggere la cronaca del blitz basta cliccare sul link). Tra i destinatari del provvedimento Domenico Sabatino, la madre Rosa Amata e anche Pasquale Fucito, quest’ultimo già in prigione da diversi mesi perché coinvolto nell’inchiesta per droga che ha fatto finire in cella anche il carabiniere (in congedo dal primo giugno, cioè in seguito alla cattura) Lazzaro Cioffi (che lavorava nel nucleo investigativo di Castello di Cisterna) accusato di aver fatto soffiate e qualche piacere di troppo a Fucito.

In duecento pagine di ordinanza di custodia cautelare a firma del giudice per le indagini preliminari Egle Pilla del Tribunale di Napoli, viene ricostruito un periodo molto attuale del business al Parco Verde. E viene ricostruito grazie alla chiarezza espositiva delle persone indagate che erano ignare di essere intercettate. Come Sabatino, che quel 2 luglio del 2016 prova a convincere una persona non identificata ad entrare a far parte della loro ‘famiglia’. Il 12 giugno del 2016, ad esempio, gli investigatori sentono parlare Sabatino con un tale Totore mentre i due fanno i conti sulla droga per rifornire le piazze di spaccio. Dice Totore: «Che ti dire, come ha chiuso… dentro la settimana dai, 7 giorni 300 cosi, una settimana, va bene ma non lo so pure il crack sta… (…) lo squaglia il compagno suo?».

Agli atti delle indagini, oltre alle intercettazioni (leggi anche altri retroscena ciccando sul link), ci sono anche le dichiarazioni recentissime di alcuni collaboratori di giustizia: Gennaro Masi e Nunzio Montesano, che hanno fornito indicazioni specifiche sul funzionamento delle piazze di spaccio gestite da Rosa Amato e dai suoi figli. (Sul quotidiano digitale di domani mercoledì 14 novembre gli approfondimenti sull’inchiesta al Parco Verde di Caivano. Per leggere il quotidiano digitale occorre accedere alla sezione ‘Sfoglia il Quotidiano’ e abbonarsi)

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martedì, 13 Novembre 2018 - 16:34
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