«Abbiamo sequestrato delle aree per la presenza dei rifiuti inerti e abbiamo preso le misure sugli immobili presenti per le verifiche con l’ufficio tecnico». Andrea Mandanici, comandante della Polizia municipale di Mariglianella, comunica ai cronisti a fine mattina il primo esito del sopralluogo dei vigili urbani nel terreno in via Umberto I al civico 69 Di proprieta’ di Antonio Di Maio, padre del vicepremier Luigi, e della zia Di questi, Giovanna. Entro 48 ore la relazione dei caschi bianchi potrebbe essere inviata in procura a Nola, per una eventuale ipotesi Di indagine per abusi edilizi, connessi a tre manufatti che sorgono in quel terreno. Rivela il sindaco FI di Mariglianella, Felice Di Maiolo: «Abbiamo riscontrato dei manufatti abusivi all’interno del terreno Diproprieta’ della famiglia Di Maio e sono stati sequestrati. Inoltre e’ stato rilevato l’abbandono Di rifiuti su tre piazzole e anche su questo e’ stato fatto un sequestro». Il vicepremier, Luigi Di Maio, comunque, si e’ detto «assolutamente tranquillo. Per quello che ne so io sono stati posti sotto sequestro dei materiali come secchi, bidoni, una carriola, dei calcinacci e un telo in plexiglass».
Da parte sua, il premier, Giuseppe Conte, ha espresso «massima solidarietà nei confronti del vicepresidente Di Maio, trovo molto lodevole e corretto il suo comportamento» visto che si è messo «a disposizione e al fianco della stampa d’inchiesta» per fare chiarezza. Ma torniamo all’azione della Polizia municipale di Mariglianella che gia’ lunedi’ mattina aveva tentato una ispezione per irregolarita’ presunta tra fabbricati insistenti nell’area e dati catastali, ma aveva trovato i cancelli chiusi e quindi aveva notificato un invito all’imprenditore. Antonio Di Maio oggi non c’era e ad aprire i lucchetti ha mandato due suoi tecnici. Il terreno in questione e’ sede della Ardima srl, la ditta di costruzioni di cui Luigi DiMaio e’ socio a meta’ con la sorella Rosalba, amministrata dal fratello Giuseppe; quella stessa al centro di un contenzioso Di lavoro, ora in appello a Napoli con udienza fissata nel 2020, intentato da un operaio, Domenico Sposito, che ha rivendicato una prestazione d’opera full time pagata pero’ come part time davanti al giudice nolano, vedendosi il ricorso respinto in primo grado. Il caso e’ stato sollevato dalla trasmissione ‘Le Iene’. L’impresa nel 2013, anno in cui l’operaio inizia le sue rivendicazioni e in cui Antonio Di Maio passa la proprieta’ prima alla moglie e poi ai figli, non ha raggiunto i 20 mila euro Di fatturato. La polizia municipale ha compiuto il sopralluogo odierno per due ore, dalle 10 alle 12. La strada che conduceva al sito era presidiata anche da una loro macchina, e non sono mancati i momenti Di tensione tra residenti e giornalisti assiepati ai cancelli. «Andate ad Arcore non state qui – l’invito urlato da alcuni – Luigi e’ un salvatore dell’Italia».
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giovedì, 29 Novembre 2018 - 19:28
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