Parigi, la dura guerra dei ‘gilet gialli’ Ma nella lotta si infiltrano i casseurs: brucia la città, 110 feriti e 270 fermi

Parigi

Adesso Parigi brucia. E non solo di rabbia. La rabbia dei ‘gilet gialli’ che da quasi un mese, ogni fine settimana, protestano in massa, scendendo in piazza (in tutta la Francia), contro l’aumento delle accise sui carburanti contenuto nella Finanziaria del 2019 che entrerà in vigore da gennaio (dall’inizio della presidenza Macron il prezzo della benzina è aumentato già del 23%). Parigi brucia per davvero perché nella protesta di migliaia di famiglia, piccoli imprenditori, lavoratori di ogni ordine e grado, si sono insinuati, silenziosi i casseurs (i vandali, per dirla in italiano): gruppi di black bloc, organizzati ed estremamente mobili, hanno seminato distruzione per ore, incendiando, distruggendo e saccheggiando. Restituendo alla Francia e alla cronache il racconto di un sabato di rara violenza. La polizia è stata attaccata, bersagliata, le auto di servizio incendiate. E’ un’insurrezione. I roghi illuminano le macerie nella Ville Lumie’re. Attorno agli Champs-Elyse’es, nei quartieri più chic, i casseur che accompagnano le manifestazioni dei ‘Gilet gialli’ non hanno lasciato in piedi nulla: carcasse fumanti di automobili, cataste di motorini, vetrine spaccate e buie nelle quali si saccheggia a piacere. E vetri, vetri ovunque.

Proprio agli Champs- Elyse’es si è toccato uno dei punti più alti degli scontri: memori di quanto accaduto sabato scorso, i poliziotti hanno cinto d’assedio l’area, consentendone l’ingresso solo a piedi. Di più: hanno iniziato a perquisire le persone che volevano accedervi. Solo in 200 hanno accettato di sottostare alla procedura di controllo. Gli altri hanno cominciato la battaglia dall’Arco di Trionfo, attaccando materialmente e simbolicamente tutto quello che capitava loro a tiro: la polizia, prima di tutto, che ha risposto con i gas lacrimogeni e gli idranti. E’ in questo scenario di tensione altissima che i ‘casseurs’ si sono infilati. Sono saliti sull’Arco di Trionfo a sventolare i loro vessilli, passando dall’interno dei pilastri e distruggendo molto di quello che trovavano sul loro cammino; i più moderati hanno provato a fermarli, schierandosi a protezione dell’Arco di Trionfo. Poi, costretti a rinunciare agli Champs-Elysees, i casseur si sono scatenati – con asce, mazze da baseball e bottiglie incendiarie – contro tutto quello che capitava loro a tiro nelle grandi, eleganti e ricche avenue adiacenti. Che sono saliti Il bilancio dell’insurrezione è pesantissimo: 110 le persone ferite, di cui uno grave e 270 fermi.

E’ la terza manifestazione nazionale dei ‘gilet gialli’ dal 17 novembre ad oggi. La mobilitazione è nata sui social. Un movimento apartitico al quale hanno aderito tutti. Pensionati, donne, uomini. Lavoratori. Tutti quelli che protestano contro le misure ecologistiche di Macron e le pesanti ricadute sull’aumento del carburante. Sono famiglie, che vedono in questi aumenti delle ripercussioni sul potere d’acquisto dei loro salari. Come segno distintivo usano i giubbotti retro-riflettenti, quello che ogni automobilista è chiamato ad indossare scendendo dalla macchina in panne. E i giubbotti sono gialli. Di qui il nome al movimento ‘gilet gialli’. La prima giornata nazionale di mobilitazione, il 17 novembre, aveva raccolto 282mila manifestanti, mentre alla seconda giornata il 24 novembre avevano partecipato 106mila persone, di cui 8mila a Parigi, stando alle cifre del ministero dell’Interno.

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domenica, 2 Dicembre 2018 - 09:00
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