Castellammare, inchiesta sui clan: così Greco mediava e trattava coi boss, ecco le intercettazioni che lo incastrano

intercettazioni
di Manuela Galletta

Hanno un sapore amaro le intercettazioni che hanno spalancato le porte del carcere all’imprenditore Adolfo Greco per concorso in due episodi estorsivi ai danni di altrettanti imprenditori. Hanno un sapore amaro perché leggendole a voce alta, tutte d’un fiato, sembra di vederlo quest’uomo di quasi 70 anni che, invece di denunciare i boss della camorra che pretendono soldi a mo’ di tangente, resiste in un modo che lo rende complice dei malavitosi. Ha la voce ferma mentre si trova di fronte Teresa Martone, vedova del boss Michele D’Alessandro, o Raffaele Afeltra, che guida l’omonimo sodalizio. Ha la voce ferma perché sa che non deve mostrarsi debole per non essere sopraffatto ma sceglie con accuratezza parole di ‘rispetto’, perché sa di avere di fronte interlocutori comunque particolari. E come un funambolo si districa tra una ‘carezza’ e una presa di posizione per arginare il più possibile le richieste di denaro che lo riguardano direttamente o che riguardano altri imprenditori. Imprenditori che scelgono di pagare anziché denunciare, finendo col rafforzare un sistema criminale.

La vicenda di Giuseppe Imperati, imprenditore caseario, è quella che meglio di tutte descrive questo strano scenario di connivenza tra Adolfo Greco e la criminalità organizzata locale. Giuseppe Imparati subisce dapprima l’incendio di un camion e poi il furto di una parte della merce. Sa bene che dietro c’è la mano di un clan e si rivolge ad Adolfo Greco per un consiglio: vuole cercare di ‘perdere’ il meno possibile. Il consiglio arriva puntuale: con fare paterno Greco – intercettato – gli suggerisce di recarsi da Raffaele Afeltra e di portargli «un fiore». Cosa accade dopo lo raccontano le intercettazioni, lo raccontano le conversazioni che si svolgono nello stabilimento ‘Cil’ di Greco, dove avvengono gli incontri coi camorristi, e in casa dell’uomo, dove l’imprenditore usa confidarsi e sfogarsi con la moglie, depositaria dei suoi segreti. Raffaele Afeltra si avventa su Imperati come una belva famelica sulla preda e pretende 50mila euro, una cifra esorbitante che l’imprenditore non riesce ad onorare. L’accaduto viene riferito da Imperati a Greco, il quale non resta a guardare. E convoca gli Afeltra. Già, è l’imprenditore che manda a chiamare i camorristi e non viceversa. Circostanza che si verifica anche in altri momenti della storia di Greco ‘attenzionata’ dagli investigatori tanto da spingere il giudice Tommaso Perrella (che ha firmato l’arresto) a concludere che le ‘visite’ a domicilio, anche quelle finalizzate a pretendere da Greco il pagamento di una tangente, siano dettate comunque da una «stima e rispetto» che i malavitosi nutrivano per lui. Tant’è, il 6 luglio del 2015 Francesco Afeltra, fratello del boss Raffaele, e Umberto Cuomo raggiungono l’ufficio di Greco ed è qui che l’imprenditore fa ricorso ad un linguaggio duro, quasi di sfida. Alza i toni, come a voler dimostrare di non avere paura. Ma non dimentica mai di usare delle formule di ‘ossequio’, delle espressioni che in qualche modo facciano sentire l’interlocutore ad un livello superiore. E’ così che viene fuori l’amara ricostruzione dell’estorsione a Giuseppe Imperati: «A Peppe Imperati gliel’ho buttato io nelle braccia di Raffaele… ho detto: ‘Stammi a sentire tu ti devi mettere… ma non ti devi mettere o nel senso… tu ti devi mettere a disposizione con Raffaele… prendi un pensiero e fallo’», racconta Greco ai suoi interlocutori, confermando di aver assunto un ruolo di intermediario tra la camorra e le vittime da estorcere che mercoledì mattina gli è valso l’arresto in carcere. Poi però Greco si lamenta di come Afeltra abbia condotto l’estorsione, perché è arrivato a chiedere una cifra spropositata: «Io l’ho fatto andare …per mettersi …poi …una persona va gestita, le cose si fanno piano piano… perché  quello…la richiesta di 50000 euro ad uno…non si fa! Non si chiedono a uno cinquantamila euro, si chiedono a 5 persone… a 6 persone)». Greco aveva in pratica suggerito ad Afeltra di chiedere inizialmente una somma contenuta, ma l’indicazione non era stata rispettata. Di qui la rabbia di Greco: «Da me, senza offendere, vengono gli uomini con le palle prendersi consigli… allora gli voglio dire che cosa io ho fatto per tuo fratello che tuo fratello non lo ha saputo gestire a  Peppe… va bene… io sono Adolfo Greco e sono amico degli amici… ». Ecco perché Greco pretende di parlare con Raffaele Afeltra e lo convoca nella sua azienda. «Io perciò voglio parlare però con tuo fratello… con tuo fratello… come si trova a passare lo aspetto qua perché questo è il posto più giusto perché stai nell’azienda perché a qualsiasi parte complichiamo a lui e mi complico io…(…) io gli voglio parlare con Raffaele perché tuo fratello Raffaele non ha esperienza di vita …(…) io voglio parlare con lui… gli voglio chiedere che cosa… lo voglio indirizzare nel bene perché sennò lui indirizza nel male e fanno solo guai… (…) lo porti ed io ci parlo io a lui solo… non devi stare nemmeno tu avanti».

L’incontro si tiene il 22 luglio 2015. Adolfo Greco dà del voi ad Afeltra e mantiene subito un tono conciliante: «Sono stato a mangiare più di una volta a casa vostra, con la buonanima di vostro padre, vostra madre, con Franchino.. sono stato qualche volta», esordisce, quasi a voler rimarcare la sua ‘apertura’ verso il malavitoso. Poi per distendere gli animi arriva ad affermare, più per piaggeria e convenienza del momento che per verità: «Sono stato simpatizzante della vostra famiglia». Solo dopo aver fatto sentire a suo agio Afeltra, Greco gli contesta, senza mai alzare la voce, il trattamento riservato a Imperati. «Io il mio dovere di amico che ho fatto… che ho detto… nell’amicizia ho cercato più volte non di dare il consiglio a Peppe “malamente” (cattivo consiglio) …di dare un consiglio buono di come fare… però uno lo deve sapere amministrare…», dice. E ancora: «L’importante Raffaele, scusate, no perché voi… per l’amor di Dio, non è che vi manca… però voi siete mancato molti anni… dentro (in carcere) c’è una grande cultura e una grande conoscenza, per l’amor di Dio, nel modo più assoluto, anzi… da dentro quando sono uscite… (incomprensibile) …però la vita è cambia… cambiano i tempi e… ogni uomo va gestito in un determinato modo… Per esempio Peppe Imperati è un poco particolare (…) voi mettetevi dentro i panni degli altri allora noi per questo dobbiamo comprendere… e trovare cercare di trovare… logicamente quello ha avuto “nu butt” (un colpo) quando ha sentito… a me me l’ha detto… “Mi servono… prestami cinquantamila euro”». All’incontro seguiranno incontri con Imperati, poi con gli intermediari di Afeltra. Un’estenuante trattativa che porterà Imperati a corrispondere 12mila euro. Un importo minore rispetto a quello richiesto. Ma comunque sia una tangente. Una tangente della quale Adolfo Greco deve adesso rispondere.

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venerdì, 7 Dicembre 2018 - 15:08
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