Castellammare, inchiesta sui clan: conclusi gli interrogatori, gli indagati puntano al Tribunale del Riesame


Gli arresti, gli interrogatori di garanzia e la battaglia giudiziaria che comincia adesso. A tre giorni di distanza dal blitz che ha colpito al cuore le famiglie malavitose della cintura stabiese (i D’Alessandro, i Cesarano, gli Afeltra e i Di Martino), le accuse di estorsione (aggravata dalla matrice camorristica) diventano oggetto del braccio di ferro tra la Direzione distrettuale antimafia e gli avvocati delle persone finite in carcere. La serie di interrogatori di garanzia dinanzi al giudice per le indagini preliminari Tommaso Perrella del Tribunale di Napoli si è conclusa nella giornata di ieri: ascoltati tutti, sia quelli sottoposti alla misura della custodia cautelare del carcere, sia quelli sottoposti agli arresti domiciliari. Adesso l’inchiesta si appresta ad approdare sul tavolo dei giudici del Tribunale del Riesame di Napoli al quale hanno deciso di rivolgersi alcuni degli indagati. E’ il caso del noto e facoltoso imprenditore Adolfo Greco, bloccato in prigione all’età di 68 anni per due episodi estorsivi per aver svolto il ruolo di ‘mediatore’ tra le pretese della criminalità organizzata e due imprenditori. Due episodi ricostruiti in maniera puntuale da intercettazioni, ambientali e telefoniche, il cui contenuto è eloquente e non si presta a interpretazioni. Greco, dunque, punterà a chiedere l’attenuazione della misura cautelare, ossia i domiciliari, in ragione della sua età avanzata ma anche della condotta di vita tenuta negli ultimi trent’anni. Nel suo passato c’è solo una macchia: alla fine degli anni Ottanta fu raggiunto da un provvedimento di cattura perché affiliato alla Nuova Camorra organizzata di Raffaele Cutolo, poi fu condannato per favoreggiamento reale per l’intestazione fittizia del Castello Mediceo di Ottaviano, ma infine è stato riabilitato.

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sabato, 8 Dicembre 2018 - 19:56
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