Ammazzato perché abusò di una 15enne, eseguiti 2 arresti per il delitto Matarazzo
I pm: «Fu un delitto su commissione»

Carabinieri

Due uomini, Giuseppe Massaro di Sant’Agata dei Goti (Benevento) e Generoso Nasta di San Felice a Cancello (Caserta), sono stati arrestati all’alba dai carabinieri del comando provinciale di Benevento che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio premeditato, nell’ambito delle indagini della procura della Repubblica di Benevento, in merito all’omicidio di Giuseppe Matarazzo, il pastore di 45 anni di Frasso Telesino ucciso con due colpi di pistola. L’uomo fu ucciso la sera del 19 luglio scorso; era stato scarcerato un mese prima dopo aver scontato una condanna a 11 anni e 6 mesi per abusi su una ragazza quindicenne che il 6 gennaio del 2008 si era tolta la vita impiccandosi a un albero.

Entrambi gli arrestati sono disoccupati e svolgono qualche lavoro saltuario, eppure qualcosa nel loro tenore di vita abituale era cambiato negli ultimi tempi, e questo dettaglio si aggiunge a una serie di indizi gravi raccolti dai carabinieri dal giorno dell’omicidio. Massaro avrebbe fornito l’arma, una pistola 357 magnum, che i militari hanno sequestrato qualche mese fa per una incongruità sulla matricola. La pistola era detenuta legalmente, ma questo sequestro ha messo in fibrillazione Massaro, che al telefono con parenti e amici si è mostrato preoccupato per le possibili conseguenze. «Non credo che i carabinieri arrivino a me – dice in una conversazione telefonica con un familiare – ma se arrivano a me sono spacciato». Gli inquirenti sono già sulle sue tracce e cercano riscontri. Hanno individuato la sua vettura, una Fiat Croma intestata a un familiare ma in uso a Massaro. L’auto, grazie a una mappatura del sistema Gps incrociato con i dati della cella telefonica di Frasso Telesino, è stata sul luogo dell’omicidio nei giorni precedenti e nell’ora del delitto e poi non è più tornata nei paraggi; inoltre corrispondeva anche alla descrizione di un testimone che l’aveva incrociata quella notte del 19 luglio scorso sulla strada per Sant’Agata de’ Goti con la targa coperta da del nastro adesivo. Da qui partono i riscontri, le intercettazioni e i carabinieri arrivano anche a un altro complice, il 30enne di San Felice a Cancello. I due non hanno alcun legame con la vittima e neppure con la famiglia della ragazzina morta suicida. Sarebbero stati assoldati da chi aveva un movente. «Un movente imponente», come lo definisce il procuratore di Benevento, Aldo Policastro. Al momento risultata indagato, ma a piede libero, il padre della 15enne, e non ci sono altri familiari indicati come ipotetici mandanti. L’uomo però non risulta legato ai due uomini arrestati oggi. Da qui l’ipotesi investigativa che ci siano altre persone coinvolte. Una terza nell’esecuzione materiale del delitto, altre come intermediari. Per i mandanti, i sospetti rimangono concentrati sulla famiglia della vittima di abusi per i quali Giuseppe Matarazzo, stroncato da 5 colpi di pistola, era stato condannato quando aveva 35 anni, ammettendo il rapporto con la ragazzina, ma spiegandolo come una relazione sentimentale a tutti gli effetti. Le indagini non sono quindi concluse, ma la svolta è stata impressa anche da un’intercettazione nella quale Giuseppe Massaro lascia intendere chiaramente che è alla ricerca di documenti falsi per poter fuggire dall’Italia.

«L’omicidio di Giuseppe Matarazzo è stato sicuramente su commissione e i due arresti di oggi sono solo l’inizio perché le indagini vanno avanti alla ricerca di un eventuale intermediario e dei mandanti». Ad affermarlo è stato il procuratore di Benevento Aldo Policastro. «I ‘mandanti’ dell’omicidio – secondo la Procura – sono proprio da individuarsi nell’ambito familiare della ragazzina». I due arrestati di oggi, pregiudicati, sarebbero, dunque, esecutori e la ‘prova’ viene fuori anche da indagini patrimoniali fatte dai carabinieri secondo le quali sarebbero stati pagati per l’omicidio alcune migliaia di euro. Secondo gli investigatori i responsabili avrebbero agito a volto scoperto proprio perchè non temevano di essere riconosciuti.

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venerdì, 28 Dicembre 2018 - 13:50
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