Otto condanne e sette assoluzioni. E tra le assoluzioni c’è anche quella dell’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci nei confronti del quale il procuratore Rosario Cantelmo aveva chiesto 10 anni di reclusione. Si chiude così, pochi minuti prima dell’una di oggi pomeriggio, il processo di primo grado sulla strage bus precipitato dal viadotto Acqualonga, sull’autostrada A16 Napoli-Canosa, il 28 luglio 2013. Nell’incidente morirono 40 persone. Tornavano a casa da una gita di alcuni giorni a Telese Terme (Benevento) e nei luoghi di Padre Pio, a Pietrelcina. Erano partiti da Pozzuoli (Napoli) con il bus della stessa agenzia alla quale si erano già rivolti per organizzare spiccioli di vacanza in comune e a buon prezzo, 150 euro a persona tutto compreso, e con la quale avevano già programmato un nuovo viaggio al santuario mariano di Medjugorje.
La sentenza è stata emessa al termine di un lungo dibattimento dal giudice monocratico dal giudice Luigi Buono. La condanna più severa, 12 anni così come richiesto dall’accusa, è quella per Gennaro Lametta, proprietario del bus: per lui 12 anni di reclusione.
Momenti di grande tensione in aula: i parenti delle vittime, alla lettura delle assoluzioni che hanno interessato i vertici di Autostrade, hanno iniziato ad urlare. «Castellucci è un assassino», ha urlato qualcuno. «Assassini, è uno schifo», hanno gridato altri. E poi ancora: «Schifo», «Vergogna», «Venduti». Dal pubblico che assiepava il tribunale di Avellino anche invettive contro il giudice monocratico Luigi Buono, autore della sentenza: «Esci, ti aspettiamo». «Questa e’ l’Italia – ha detto Giuseppe Bruno, presidente del comitato che riunisce le famiglie delle vittime – dove i poteri forti mettono a tacere la verita’ e la giustizia».
Nel dettaglio il giudice ha assolto, oltre a Castellucci, anche e l’ex D.G. Riccardo Mollo; Michele Maietta, uno dei dirigenti che dal 2010 si sono succeduti alla direzione del VI Tronco di società Autostrade a cui è affidata la manutenzione e la sicurezza; Massimo Fornaci, responsabile del settore Pavimentazione e barriere di sicurezza; Marco Perna, responsabile del progetto di “sostituzione e potenziamento delle barriere di sicurezza” dell’A16 Napoli-Canosa; Antonio Sorrentino, coordinatore del Posto di manutenzione-Centro di servizio. Per tutti loro la procura aveva chiesto 10 anni.
Condannati i funzionari della concessionaria, ma a pene più basse rispetto a quelle invocate dalla pubblica accusa: 5 anni per Michele Renzi e Bruno Gerardi; 6 anni invece per Gianluca De Franceschi; 5 anni e sei mesi a Gianni Marrone; 5 anni e 6 mesi per il direttore del tronco autostradale Paolo Berti; 6 anni per Nicola Spadavecchia. Per tutti la richiesta era di 10 anni.
Antonietta Ceriola, dipendente della Motorizzazione Civile, accusata di aver fornito carte false dando il via libera alla circolazione del veicolo pur in pessime condizioni, è stata condannata ad 8 anni, sui 9 richiesti. Assolto invece l’altro dipendente della motorizzazione Vittorio Saulino (6 anni e 6 mesi chiesti per lui). Accuse cadute anche per altri tre funzionari e dirigenti della concessionaria: Massimo Fornaci, Marco Perna, Antonio Sorrentino e Michele Maietta.
La dinamica dell’incidente
La sera del 28 luglio del 2013, sulla strada di casa, lungo la discesa dell’A16 Napoli-Canosa, nel territorio di Monteforte Irpino il bus guidato da Ciro Lametta, fratello del proprietario dell’agenzia Mondo Travel che aveva organizzato il viaggio, cominciò a sbandare dopo aver perso sulla carreggiata il giunto cardanico che garantisce il funzionamento dell’impianto frenante. Dopo aver percorso un chilometro senza freni, ondeggiando a destra e sinistra, tamponando le auto, una quindicina, che trovava sul percorso, il bus nel tentativo di frenare la corsa si affianco’ alle barriere protettive del viadotto “Acqualonga” che cedettero facendolo precipitare nel vuoto da un’altezza di 40 metri. Sul colpo morirono 38 persone, l’elenco delle vittime sarebbe salito a 40 con la morte, una settimana dopo nel reparto di rianimazione dell’ospedale Loreto Mare di Napoli di Simona Del Giudice, 16 anni, la vittima più giovane che nell’incidente aveva perso il padre e una sorella, e di Salvatore Di Bonito, 54 anni operaio di Monterusciello, che nell’incidente aveva perso la moglie Anna Mirelli di 48 anni, spentosi il 7 settembre nell’ospedale “Santa Maria delle Grazie” di Pozzuoli.
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venerdì, 11 Gennaio 2019 - 13:02
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