Vercelli, brucia la ex con la benzina Simona lo aveva denunciato tre volte, sarebbe andato a giudizio per stalking

Simona Rocca, la donna di Vercelli bruciata in auto dall'ex amante

«Ti manderò all’inferno, fosse l’ultima cosa che faccio», aveva scritto sui social Mario D’Uonno. Minacce rivolte a Simona Rocca, con la quale aveva avuto una relazione di pochi mesi. Minacce accompagnate da atti persecutori veri e propri. Minacce che avevano spinto la donna a denunciarlo. Per ben tre volte. Minacce che avevano spinto l’autorità giudiziaria ad emettere un divieto di avvicinamento che però non era stato notificato perché l’uomo viveva in macchina, come un nomade, e i carabinieri non riuscivano a trovarlo. La prossima settimana Mario D’Uonno, ex guardia giurata di 55 anni, sarebbe andato a giudizio anche per stalking. Ma nemmeno l’esistenza del processo a suo carico l’ha fermato.

Lunedì mattina Mario D’Uonno ha atteso Simona davanti al grande magazzino Ovviesse a Vercelli dove lavorava come commessa, ha speronato la macchina della ex, l’ha costretta a fermarsi su un piccolo spiazzo di erba ingiallita. E’ sceso dalla vettura con la tanica di benzina che aveva sul sedile del lato passeggero, ha aperto la portiera della macchina di Simona, le ha rovesciato la benzina addosso e le ha dato fuoco. Allontanandosi in tutta fretta mentre le fiamme avvolgevano il corpo di Simona. Due ore dopo si è costituito alla polizia di Novara ed è stato interrogato dal pubblico ministero Davide Pretti al quale è stato assegnato il fascicolo. Simona è in gravi condizioni: ha il 45% di ustioni sul corpo localizzate sul volto, collo, dorso e gambe.

Mario D’Uonno e Simona Rocca, madre di due bambini, avevano avuto una relazione durata pochi mesi. Poi la donna, che era sposata, l’aveva interrotta. Lui si fece insistente, iniziò a seguirla. A ricattarla. A minacciarla via sms, a telefonarla ripetutamente. Tanto che lei decise di raccontare ogni cosa e di denunciarla, pur di uscire da quell’inferno. Ma Mario D’Uonno non si fermò. Si faceva trovare davanti al posto di lavoro di Simona, davanti alla scuola del figlio. La prima denuncia venne sporta il 25 gennaio del 2018. Il 31 gennaio di quest’anno l’inseguimento che aveva spinto Simona a denunciarlo per la terza volta, spingendo l’autorità giudiziaria ad emettere quel divieto di avvicinamento mai eseguito. Poi lunedì mattina il tragico epilogo.

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martedì, 5 Febbraio 2019 - 15:29
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