Diciotti, Cinque Stelle sempre più divisi:
gli ortodossi contro la scelta di Di Maio
di affidare alla base la vita del Governo

Luigi Di Maio
Luigi Di Maio
di Renato Esposito

Non sapendo uscire dall’imbarazzo di una situazione politica gestita malissimo, il Movimento Cinque Stelle prova a scaricare la responsabilità del futuro dell’alleanza di Governo sul ‘suo’ popolo. Il popolo grillino iscritto alla piattaforma Rousseau, quello che negli anni ha avuto l’illusione di poter veramente fare la differenza votando quale cittadino ‘comune’ inviare al Parlamento a rappresentarlo, scegliendo finanche i candidati alla carica di presidente della Repubblica tra i quali il Movimento avrebbe poi pescato il nome da proporre in Aula.
Domani, dalle 10 alle 19, gli iscritti alla piattaforma Rousseau – sito gestito da un privato, va ricordato – saranno chiamati in buona sostanza a decidere se martedì, in occasione del verdetto che la Giunta per le immunità del Senato pronuncerà sull’autorizzazione a procedere contro Salvini chiesta dalla procura di Catania, il Movimento Cinque Stelle dovrà fare quadrato attorno a Salvini o se, al contrario, il Movimento dovrà consegnare Salvini alla magistratura aprendo, inevitabilmente, una crisi di governo.

Il quesito è così formulato: «Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato? – Sì, quindi si nega l’autorizzazione a procedere – No, quindi si concede l’autorizzazione a procedere». La scelta di affidare agli iscritti una presa di posizione politica così delicata, nascondendosi dietro la favola che questa è democrazia partecipativa, mette a nudo due problemi di approccio dei Cinque Stelle alla politica. I grillini avvertono da tempo il malcontento di una larga parte della loro base per via di alcune decisioni assunte allo scopo di onorare il contratto con la Lega, decisioni che hanno mostrato un Movimento costretto – per restare in sella – a fare marcia indietro su alcuni suoi principi. Il caso Diciotti e le accuse mosse dalla procura a Salvini sono solo l’ultima ‘grana’: fedeli alla linea di non sottrarsi alle inchieste, i Cinque Stelle hanno dapprima detto sì al processo, salvo poi fare marcia indietro quando Salvini s’è reso conto che era meglio non giocare d’azzardo con gli scomodi panni dell’imputato. Il ripensamento non è stato preso bene dalla base, perché ha denunciato non solo mancanza di coerenza ma soprattutto ha fatto passare l’idea che i grillini siano disposti a passare sopra ai propri principi pur di restare attaccati alla poltrona. Di qui la decisione di affidarsi al proprio ‘popolo’, nella speranza di placare i mal di pancia degli elettori dimostrando che il Movimento ha ancora in conto il parere della propria base.

Su come finirà questo ‘sondaggio’ in salsa Grande Fratello, le ipotesi sono infinite: il fatto che il sito sia gestito da un privato induce molti a pensare che la votazione sarà una truffa e consentirà ai grillini di salvare l’alleato senza perdere la faccia con l’elettorato. Ma, al netto del risultato e della dietrologia che l’accompagnerà, il secondo ‘nodo’ di questa votazione sta proprio nella scelta di affidare al popolo la valutazione di una vicenda così delicata e complessa. Una vicenda di cui un normale cittadino non conosce realmente le carte. La Giunta per le immunità ha dovuto studiare gli atti dell’indagine, ha dovuto e dovrà ragionare in punta di Diritto, tenendo conto di una serie di norme spinose e di cavilli. Ovviamente questo tipo di documentazione non può essere in possesso di un normale cittadino, né si può pensare che i votanti di domani siano tutti professori di Diritto. Allora, su quali basi nozionistiche gli iscritti voteranno domani? Voteranno sulla base degli articoli di stampa e, come accade nei reality, sulla simpatia che si nutre o meno per la persona finita in nomination. Uno scenario che è ben lontano dal concetto di democrazia partecipata, e che rischia di legittimare ancora di più la convinzione che la politica, le questioni di Diritto internazionale, di Economia siano materia che un qualsiasi cittadino può maneggiare. Luigi Di Maio si sta muovendo su un crinale scivoloso, e le sue scelte stanno alimentando il distacco con la corrente ortodossa del Movimento che riconosce la sua guida nel presidente della Camera Roberto Fico.

Il commento più duro è stato quello del senatore grillino Elena Fattori, che nei giorni scorsi è stata intervistata sia dal Corriere della Sera che dal Quotidiano Nazionale. Fattori giudica il voto sulla piattaforma «illegittimo», spiegando che quel tipo di votazioni va bene quando si tratta di accendere i riflettori sulla «vita politica interna del Movimento» ma non quando si tratta di prendere posizioni su questioni che riguardano il Governo. «Rousseau è una piattaforma privata, di un’associazione privata. Non può essere usata per questioni d’interesse nazionale dove vota solo una parte – aggiunge, salvo poi sottolineare che si pone anche una questione di sicurezza del sito e di veridicità del voto – La piattaforma è già stata hackerata e può essere manipolata perché non ci sono controlli da parte di un ente terzo. Inutile girarci attorno: la votazione di domani è illegittima».

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domenica, 17 Febbraio 2019 - 14:56
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