Napoli, corso di cuoco per i detenuti: iniziativa dell’Accademia Medeaterannea Così si favorisce il reinserimento

Cella Carcere

Tra i camerieri che lavorano nel nuovo bar del Tribunale di Torino – riaperto dopo lo stop provocato da un’inchiesta che ha evidenziato irregolarità nel precedente appalto – lavorano anche alcuni detenuti ed ex detenuti. Questo grazie ad un progetto di reinserimento e accompagnamento nella società. A Roma già da tempo alcuni detenuti di Rebibbia sono impiegati nei lavori di manutenzione delle strade di Roma nell’ambito del progetto ‘Mi riscatto’, e pochi giorni fa il sindaco Virginia Raggi ha annunciati «premi a chi assume ex detenuti o rifugiati».
Anche Napoli si è mossa lungo questo solco di favorire il reinserimento dei detenuti: l’Accademia Medeaterannea ha aperto le porte a due detenuti per il nuovo corso ‘Futuro Cuoco’ – che dura 450 ore – ospitato presso la sede della Mostra d’Oltremare e partito il 12 febbraio scorso. Un’iniziativa che incassato i complimenti del ministero della Giustizia, che ha riconosciuto la valenza dell’iniziativa sottolineando «l’importante opportunità di formazione e avviamento al lavoro» che è stata offerta.

L’inserimento dei due detenuti nel corso di formazione è il risultato di un protocollo firmato un anno fa dall’associazione “Il Carcere Possibile onlus” (guidato dall’avvocato Anna Maria Ziccardi) e l’azienda ‘Sire’. Un protocollo che si pone come obiettivo quello di creare condizioni reali di reinserimento dei detenuti nel lavoro. «Siamo molto orgogliosi di questa iniziativa perché finalmente si gettano le basi per la partecipazione dei detenuti a occasioni di lavoro altamente formative. Questo corso, nello specifico, dura 450 ore, significa che è un corso di livello. Non solo: questo è un corso che consente ai detenuti che vi partecipano di poter entrare in relazione, in contatto con altri iscritti che non hanno problemi con la giustizia. E’ dunque un momento di integrazione importantissimo», commenta l’avvocato Anna Maria Ziccardi de ‘Il Carcere Possibile’. Il protocollo firmato un anno fa prevede inoltre anche la possibilità per i detenuti di accedere a degli stage. «La difficoltà di chi ha espiato la pena e torna in libertà è proprio quella di non riuscire ad inserirsi nel mondo del lavoro perché, quasi sempre, non viene data loro possibilità a causa dei loro trascorsi – spiega l’avvocato Ziccardi – Quindi vanno bene tutte le iniziative interne al carcere per far sì che i detenuti comprendano il lavoro della legalità e si avvicinino a degli ambiti lavorativi, ma poi è necessario aiutarli materialmente a trovare un lavoro fuori. E’ importante non lasciarli da soli in un momento delicatissimo. La centralità di questo progetto è riuscire a dargli un mestiere, ed abbattere così i rischi della recidiva».

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lunedì, 18 Febbraio 2019 - 12:50
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