Le mire dei Casalesi sui grossi appalti, inchiesta della Dda: perquisizioni nella sede di Rete ferroviaria, primi indagati

Procura di Napoli (foto Kontrolab)

Una nuova inchiesta sulle mire dei Casalesi verso i grandi appalti in Campania. E stavolta sotto i riflettori della procura della Repubblica di Napoli finisce ‘Rfi’ (Rete ferroviaria italiana), l’impresa pubblica partecipata al 100% da Ferrovie dello Stato Italiane che si occupa della gestione dell’infrastruttura ferroviaria. I pubblici ministeri antimafia Antonello Ardituro e Graziella Arlomede hanno infatti dato il via libera ad una serie di perquisizioni, in corso in queste ore, nella sede di Rfi e negli uffici di alcuni dirigenti della stessa società. Al lavoro ci sono i carabinieri di Caserta.

Il fascicolo di inchiesta conta una decina di indagati. Tra questi ci sono tre dirigenti della Rfi: Massimo Iorani (a capo del Dac, Direzione acquisti di Rfi), che secondo l’attività investigativa è risultato molto amico dell’imprenditore Nicola Schiavone (omonimo del collaboratore di giustizia) che lo avrebbe ospitato in noti alberghi della costa campana, e al quale Schiavone, sempre secondo gli inquirenti, avrebbe dato una grossa mano affinché, facesse carriera; Giuseppe Russo, dirigente del Dipartimento Trasporti a Napoli; il dirigente Paolo Grassi, che, secondo la Dda (pm Ardituro e Arlomede coordinati dall’aggiunto Frunzio) si sarebbe occupato di alcuni appalti finiti nelle mani delle aziende riconducibili a Nicola Schiavone.  Tra gli indagati ci sono anche gli imprenditori Nicola e Vincenzo Schiavone, lontani parenti del capo clan. Ai dirigenti finiti nell’inchiesta, che lo avrebbero agevolato, Nicola Schiavone, avrebbe dato una grossa mano per fare carriera all’interno di Rfi (circostanza su cui sono in corso ulteriori accertamenti). Nicola che è  risultato a capo di una società di consulenza in una serie di intercettazioni più volte ha ribadito di essere diventato imprenditore grazie all’aiuto di Sandokan, nel 1979 suggella lo stretto rapporto facendo da padrino di battesimo del primogenito di Sandokan, che si chiama anche lui Nicola, attualmente collaboratore di giustizia e, verosimilmente colui che ha dato impulso alle indagini anticorruzione della Dda.

Si procede per i reati – contestati a vario titolo – di corruzione e turbativa d’asta aggravati dall’aver agevolato i Casalesi. Gli appalti finiti sotto la lente di ingrandimento della procura sono una decina: i pm ritengono che essi siano stati assegnati in maniera sospetta al gruppo di ditte riconducibili a Nicola Schiavone, risultate intestate a prestanome. Solo la Bcs srl sarebbe direttamente riconducile all’imprenditore.

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mercoledì, 3 Aprile 2019 - 11:50
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