Vincenzo Amendola, 19 anni, fu ucciso e sepolto da quelli che credeva essere suoi amici. Sentenziò così il giudice per le indagini preliminari Ferrigno del Tribunale di Napoli all’esito del processo di primo grado. A distanza di quasi un anno da quel verdetto, il ras Gaetano Formicola, dell’omonima famiglia criminale che ha il suo quartier generale nel ‘Bronx’ di San Giovanni a Teduccio (quartiere della periferia est di Napoli), e il cugino Giovanni Tabasco tornano in Tribunale per rispondere ancora una volta di quella pesante contestazione che è costata loro una condanna all’ergastolo.
Agli inizi di maggio si aprirà il processo dinanzi ai giudici della seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello (presidente Mirra): gli avvocati di Formicola e Tabasco hanno presentato ricorso avverso la sentenza arrivata all’esito del processo definitosi col rito abbreviato. Formicola e Tabasco devono rispondere di omicidio e soppressione di cadavere, con l’aggravante della premeditazione e dell’uso di una pistola illegalmente detenuta. Non è invece contestata l’aggravante della matrice camorristica rispetto alla quale, in primo grado, i due imputati sono stati assolti.
I fatti contestati risalgono al febbraio 2016. Vincenzo Amendola scomparve il 5 febbraio. I genitori organizzarono anche una fiaccolata alla quale parteciparono molte persone che conoscevano il ragazzo. Poi il 19 febbraio successivo l’atroce scoperta: il corpo di Vincenzo venne trovato in una zona di campagna in viale 2 Giugno; il ragazzo era stato ucciso a colpi di pistola. Fu Gaetano Nunziato, che conosceva la vittima, a consentire il ritrovamento del corpo, questo perché Nunziato fu presente al delitto e aiuta i responsabili a disfarsi del corpo. Nunziato, che militava nell’ambiente criminale dei Formicola, passò a collaborare con la giustizia pochi giorni dopo l’omicidio di Amendola perché s’era convinto – ha dichiarato lui – che Gaetano Formicola e Giovanni Tabasco lo avrebbero ammazzato ritenendolo l’anello debole della catena.
Alle dichiarazioni di Nunziato si aggiunsero poi numerose intercettazioni che hanno fatto da riscontro. Sempre Nunziato ha aiutato gli inquirenti a ricostruire l’assurdo movente del delitto: Amendola frequentava la casa di Formicola, per un lungo periodo era rimasto a dormire anche da quello che credeva suo amico. Nel quartiere si diffuse ben presto la voce che la madre di Formicola avesse allacciato una relazione extraconiugale con Amendola: un’offesa per la famiglia Formicola, considerato che il marito della donna è il boss detenuto Antonio. Per mettere a tacere i pettegolezzi, Gaetano Formicola si sarebbe dunque deciso ad eliminare l’amico.
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sabato, 20 Aprile 2019 - 12:23
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